Il mondo accademico è in lutto per la scomparsa di Michele Scudiero, insigne giurista e professore di 89 anni, venuto a mancare questa mattina nella sua casa di Napoli. L’annuncio è stato dato dall’Università degli Studi di Napoli Federico II, che in una nota ufficiale lo ha definito un “punto di riferimento per intere generazioni di giuristi”. I suoi contributi scientifici e i suoi insegnamenti sono considerati “fondamentali e insuperati”, in particolare quelli sul sistema delle autonomie locali, sulle fonti del diritto e sul costituzionalismo multilivello. I funerali si terranno domani, mercoledì 10 settembre, alle ore 12, presso la chiesa di Santa Maria della Libera nel quartiere napoletano del Vomero.
Un’Eredità di Insegnamenti e Impegni Istituzionali
Nato ad Agropoli nel 1936, Scudiero ha lasciato un segno indelebile non solo a Napoli, ma anche nelle università di Salerno e Macerata, dove ha insegnato prima di approdare alla Federico II, di cui è stato anche preside della Facoltà di Giurisprudenza. La sua carriera è stata costellata di importanti incarichi istituzionali: è stato vicepresidente del Consiglio Universitario nazionale e membro del Consiglio nazionale della Scienza e della Tecnologia. Ha ricoperto anche il ruolo di Consigliere di amministrazione della Rai, mentre la sua città natale, Agropoli, gli aveva conferito la cittadinanza onoraria.
La Produzione Scientifica e i Ricordi Istituzionali
La produzione scientifica di Scudiero, che conta oltre un centinaio di lavori, ha spaziato su diverse tematiche cruciali, dalla Costituzione agli istituti della democrazia diretta, fino al processo di integrazione europea. Particolare attenzione è stata rivolta alle problematiche del regionalismo italiano. Numerosi i messaggi di cordoglio e i ricordi da parte di ex allievi e figure istituzionali. Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, ha espresso il suo dolore su X (ex Twitter), definendo Scudiero uno “straordinario giurista dotato di grande passione civile” e sottolineando come le sue analisi sulla Costituzione abbiano rappresentato “un punto di riferimento accademico e istituzionale”.