Il mese di settembre, da sempre sinonimo di ripartenza per il mondo scolastico, porta con sé un onere economico non indifferente per le famiglie con figli.
L’acquisto di libri di testo e materiale scolastico, unito all’incremento dei prezzi, si traduce in un costo significativo che incide pesantemente sul bilancio familiare. Secondo le stime del Codacons, la spesa per ogni singolo studente potrebbe superare i 1.300 euro, rendendo il «caro scuola» un problema sempre più attuale.
L’inflazione colpisce la cartoleria
Una parte consistente della spesa è destinata al materiale di cartoleria. Nonostante l’ampia offerta, i prezzi di articoli come zaini, diari e astucci hanno subito un aumento stimato tra il 3% e il 5% rispetto all’anno precedente.
A contribuire a questa crescita sono anche le strategie di mercato che puntano su prodotti innovativi e di marca. È il caso di zaini che superano i 200 euro, talvolta dotati di tecnologie avanzate come luci LED o altoparlanti wireless, o di diari che possono arrivare a costare quasi 40 euro. Questo approccio commerciale spesso spinge le famiglie ad acquistare articoli che rispecchiano più le tendenze che le reali necessità didattiche.
Il costo dei libri e le criticità del mercato editoriale
Oltre al materiale scolastico, un altro capitolo che influisce in modo determinante sulla spesa è quello dei libri di testo.
L’Istat ha rilevato un incremento medio dei prezzi del 3,8% su base annua. L’Antitrust, in un recente rapporto, ha puntato i riflettori su alcune criticità strutturali del settore. L’80% del mercato editoriale è infatti controllato da soli quattro grandi editori, una concentrazione che limita la concorrenza e contribuisce a mantenere i prezzi elevati. A ciò si aggiunge la consuetudine da parte delle scuole di adottare nuove edizioni dei testi, spesso con modifiche minime rispetto alle versioni precedenti. Questa pratica di fatto vanifica la possibilità per le famiglie di ricorrere al mercato dell’usato, costringendole a comprare libri nuovi.
Normative e limiti al risparmio
Le misure volte a contenere i costi, come i tetti di spesa fissati per legge, si sono rivelate in gran parte inefficaci. Spesso, questi limiti non vengono rispettati, anche a causa della mancanza di controlli sul lavoro dei docenti. Anche gli sforzi per promuovere l’utilizzo dei libri digitali non hanno dato i frutti sperati, principalmente per la loro scarsa diffusione e per l’assenza di un reale beneficio economico. Inoltre, le normative attuali prevedono sconti massimi del 15% sul prezzo di copertina per i libri di testo, un margine che si è dimostrato insufficiente a impattare in modo significativo sulla spesa complessiva delle famiglie.
Disuguaglianze e diritto allo studio a rischio
Il peso economico del «caro scuola» non si esaurisce nel solo aspetto finanziario. Le sue conseguenze si riflettono sul piano sociale, alimentando disuguaglianze e minacciando il diritto universale allo studio. Per molte famiglie, affrontare una spesa superiore ai 1.000 euro per ogni figlio rappresenta un ostacolo insormontabile.
Ciò può portare a situazioni di disagio, dove si è costretti a fare rinunce o a ricorrere a materiali alternativi, creando evidenti disparità tra gli studenti e rischiando di penalizzare coloro che dispongono di minori risorse economiche.