L’area degli Alburni è di fronte a una grave crisi demografica. Negli ultimi 23 anni, dal 2001 al 2024, la popolazione complessiva ha subito un calo del 20,34%. Un dato ancor più allarmante emerge dall’analisi dei piccoli comuni dell’entroterra, quali Roscigno, Corleto Monforte, Sant’Angelo a Fasanella, Bellosguardo e altri centri minori, dove la diminuzione raggiunge il 35,25%. In questi borghi, la popolazione è passata da 4.379 abitanti nel 2001 a soli 2.835 attuali, evidenziando una preoccupante mancanza di attrattività territoriale.
Le cause dello spopolamento
Il sindaco di Roscigno, Pino Palmieri, ha sottolineato come la flessione demografica sia un chiaro segnale della mancanza di condizioni che possano indurre le persone, in particolare i giovani, a rimanere o a trasferirsi in queste aree.
Il primo cittadino ha specificato che l’attrattività non può basarsi su progetti di breve durata: “Le persone cercano stabilità lavorativa, un reddito dignitoso, la possibilità concreta di mettere su famiglia e costruire un futuro. Progetti che alimentano precariato, che ritardano l’ingresso nel mondo del lavoro stabile, non rappresentano una vera risposta.” Viene inoltre evidenziata l’inefficacia dell’attuale sistema di governo del territorio nella gestione delle aree interne.
La fusione amministrativa
Di fronte a questo scenario, il sindaco Palmieri si è espresso nuovamente con fermezza sulla necessità di un cambiamento radicale nell’approccio e nel sistema di governo del territorio. Ha ribadito la sua profonda convinzione che “lo strumento della fusione amministrativa rappresenti l’unica vera via percorribile”.
Secondo Palmieri, l’adozione della fusione tra comuni garantirebbe più risorse economiche per le spese correnti, la possibilità di alleggerire la pressione fiscale sui cittadini e una governance più efficiente con maggiore peso istituzionale. Un monito viene lanciato a chi non comprende l’urgenza di tale cambiamento, avvertendo che “tra vent’anni la nostra popolazione sarà ancora più che dimezzata, e molti comuni saranno prossimi alla chiusura”. L’appello è ad agire “con coraggio, visione e responsabilità”.
L’appello al confronto e alla condivisione del sindaco di Sacco
Sulla stessa linea di pensiero si è espresso anche Franco Latempa, sindaco di Sacco, che ha invocato l’apertura di un confronto su “questioni, problemi ed opportunità territoriale”, definendolo “giusto ed opportuno”.
Latempa ha evidenziato il “rapido ed inesorabile declino” delle comunità locali e ha sottolineato come l’unica via per immaginare un futuro sia “affrontare insieme i problemi del nostro territorio e cercare soluzioni condivise”.
Il sindaco di Sacco ha invitato a “mettere da parte protagonismi e retropensieri”, promuovendo l’apertura di “una piattaforma territoriale che coinvolga anche le imprese, le banche e tutte le forme di associazionismo”.
Per quanto lo riguarda, Latempa ha dichiarato di non essere “mai stato contrario ad alcuna forma di associazionismo tra gli enti, men che meno a forme di fusione territoriale, qualora ne sussistano le condizioni”. Le dichiarazioni dei due sindaci aprono il dibattito su un futuro amministrativo che potrebbe ridisegnare la mappa dei comuni cilentani.