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Dubbi sulla “fattibilità” della diga di Casalbuono. Beniamino Curcio: “Valutiamo progetto alternativo” | VIDEO

Mercoledì scorso, la Deputazione Amministrativa del Consorzio di Bonifica Vallo di Diano - Tanagro, nel prendere atto della relazione conclusiva sul dibattito pubblico sulla diga, ha ritenuto dover operare un’approfondita riflessione in ordine allo svolgimento del dibattito e agli scenari progettuali che sono emersi

Comunicato Stampa

5 Agosto 2024

Beniamino Curcio

Mercoledì scorso, la Deputazione Amministrativa del Consorzio di Bonifica Vallo di Diano – Tanagro, nel prendere atto della relazione conclusiva sul dibattito pubblico sulla diga, ha ritenuto dover operare un’approfondita riflessione in ordine allo svolgimento del dibattito e agli scenari progettuali che sono emersi dai primi studi e dalle prime indagini del gruppo di progettazione. Riguardo al primo aspetto, il Consorzio ha avuto il privilegio di sperimentare il primo dibattito pubblico che si è tenuto in Italia sulle dighe e, in quanto tale, oggetto di particolare attenzione a tutti i livelli, compreso quello regionale e compreso quello ministeriale.

La dichiarazione

Dalla relazione conclusiva, dichiara il Presidente del Consorzio Beniamino Curcio, emerge come vi sia stata un’ampia ed attiva partecipazione al dibattito, non solo da parte delle Amministrazioni locali e dei vari Enti sovracomunali che a vario titolo hanno competenze in materia di gestione delle acque e dei sistemi fluviali, ma anche da parte di tanti portatori di interessi diffusi, a partire dal Comitato NO DIGHE, alle varie associazioni ambientalistiche e a quelle rappresentative del mondo agricolo, di esperti, professionisti e soprattutto da parte di tanti cittadini, non solo di Casalbuono e Montesano S/M, Comuni, questi, più direttamente investiti della questione.

Possiamo davvero ritenerci soddisfatti per come si è svolto il dibattito, sottolinea Curcio. Credo sia stato fatto un buon lavoro, sia nella fase di programmazione degli incontri, organizzati in maniera tale da garantire la più ampia partecipazione possibile, sia durante le riunioni, rivelatesi senz’altro efficaci grazie alla competenza e alla capacità del coordinatore del dibattito – Ing. Gennaro Mosca e alla professionalità dei tecnici progettisti. Un lavoro di squadra, con risultati positivi e questo grazie anche alla dedizione e alla competenza di altre persone coinvolte: facilitatore del dibattito Paolo Martinez  addetto stampa Erminio Cioffi, Rup  – Ing. Domenico Macellaro e Direttore Generale del Consorzio Ing Mariano Alliegro. Riguardo agli scenari progettuali, la situazione appare più complessa, dichiara Curcio.

Le criticità

Siamo partiti per fare una diga a Casalbuono e ci troviamo oggi a discutere e a dover decidere su diverse alternative progettuali perché l’Idea originaria della Diga di Casalbuono, al netto delle preoccupazioni o controindicazioni, come apprese anche nel corso del dibattito, di fatto accusa delle criticità insormontabili emerse dai primi studi geologici e legate, in particolare,  alla presenza di una faglia, cosiddetta capace (evidenziata nei documenti dell’ISPRA dopo la presentazione del progetto di fattibilità del Consorzio) e al carsismo dell’area individuata come bacino di accumulo delle acque.

Sono state così delineate dal gruppo di progettazione incaricato dal Consorzio altre soluzioni progettuali, dettagliatamente illustrate nel corso del dibattito pubblico, convergendo, sulla base di una specifica analisi multicriteria, verso la soluzione: <<piccola diga a Casalbuono e diga più grande a Montesano>>. Una soluzione, anche questa, non scontata, non solo perché implica opere molto più complesse e costose rispetto all’originaria ipotesi progettuale (solo diga di Casalbuono) e tali da non poter essere progettate con i soli 2 milioni concessi dal Ministero delle Politiche Agricole, ma anche perché entrano in gioco altre variabili, come emerse nel corso di uno specifico incontro che il Consorzio ha tenuto con la Direzione Dighe del Ministero delle Infrastrutture.

La direzione Dighe si è espressa con un “parere collaborativo” raccomandando essenzialmente tre cose: la prima è di approfondire la faglia capace e comunque tenersi lontani da essa con le opere; la seconda è di assicurarsi che l’area prescelta come invaso sia a tenuta; la terza è di valutare bene l’aspetto della gestione che deve essere finanziariamente sostenibile per evitare i problemi che si sono registrati nel nostro Paese con le altre dighe.

Stiamo interloquendo con il Ministero e con la Regione Campania per condividere scelte progettuali e per reperire eventualmente altri fondi per la progettazione, fa sapere Curcio, e lo stiamo facendo perchè  non possiamo partire alla cieca con la progettazione.

Problemi di natura geologica

I problemi di natura geologica che sono emersi ci impongono di optare per un’alternativa progettuale che sia fattibile sul piano tecnico e dell’inserimento ambientale delle opere e che sia anche compatibile con la disponibilità finanziaria, al momento ferma ai 2 milioni di euro ottenuti dal Consorzio con il contributo ministeriale.

Restiamo in ogni caso convinti dell’iniziativa progettuale, soprattutto oggi che la siccità sta piegando interi territori, soprattutto al Sud, diventando ogni anno sempre più grave ed estesa rispetto all’anno prima. Le riserve d’acqua sono fondamentali, sia per fini potabili che per evitare che le aziende agricole vengano messe in ginocchio da lunghi periodi siccitosi, costrette a subire finanche la mortificazione dell’abbattimento dei capi di bestiame o la loro svendita. Siamo in forte ritardo e questo anche per colpa dell’immobilismo della politica, molto spesso ostaggio di tendenze ambientalistiche ideologiche e costantemente ostaggio di una burocrazia soffocante che non permette di spendere fondi per opere strategiche e importanti come gli invasi e soprattutto non permette di farlo in tempi rapidi così come le emergenze climatiche impongono.

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