Cilento

Cannalonga si prepara a festeggiare il suo patrono, San Toribio

Il legame tra il comune di Cannalonga e il Santo d'oltreoceano risale alla seconda metà del XVII secolo

Concepita Sica

23 Marzo 2024

Il 16 novembre 1538 in Spagna a Mayorga De Campos in provincia di León, nasce San San Turibio o Toribio Alfonso de Mogrovejo. Figlio del governatore Mayorga Luigi Alfonso de Mogrovejo è da Anna Morán y Robledo. Studia diritto canonico prima a Valladolid e poi nella prestigiosa università di Salamanca.

La storia del Santo

San Turibio de Mongrovejo, nato a Mayorga in Spagna nel 1538, è stato un vescovo missionario di eccezionale virtù che ha dedicato gran parte della sua vita alla promozione del Vangelo e alla cura del popolo peruviano.

Dopo la laurea in giurisprudenza, ottenne l’incarico di docenza e il primo post di consigliere, ma presto il suo grande talento e la sua reputazione di insigne giurista lo portarono a essere scelto dal re di Spagna Filippo II come capo del Tribunale dell’Inquisizione di Granada nel 1571. San Turibio si distinse per la sua grande moderazione e magnanimità in questo ruolo.

Nel 1580, il re lo inviò in Perù come vescovo di Ciudad de Los Reyes, che in seguito sarebbe diventata la capitale Lima. Nonostante fosse ancora un laico, gli vennero conferiti tutti gli ordini fino all’episcopato in tempi record. A maggio del 1581, San Turibio arrivò nella sua sede episcopale e iniziò immediatamente un’intensa attività missionaria, dedicandosi con grande energia e senza risparmiare fatiche alle tante difficoltà.

Durante i suoi 25 anni di episcopato, San Turibio portò avanti un’opera di grande riforma nella vasta diocesi di circa 450.000 chilometri quadrati, visitandola per tre volte interamente. Organizzò l’intera Chiesa affidata alle sue cure in otto diocesi, indisse dieci sinodi diocesani e tre provinciali, pubblicò catechismi e libri di preghiere e istituì centinaia di parrocchie.

Nel 1591, fondò il primo seminario di tutta l’America Latina per la formazione dei futuri sacerdoti, sganciandoli così dalla sudditanza dei Conquistadores e formandoli soprattutto mediante una vita esemplare. Scrivendo al Papa Clemente VIII nel 1598, il Santo affermò che tutto ciò che faceva era per la gloria di Dio e per edificare il prossimo, cercando di dare il buon esempio agli altri ed incoraggiandoli a fare lo stesso.

San Turibio dedicava molte ore alla meditazione e alla preghiera, consapevole che la crescita spirituale di una persona è proporzionale al tempo dedicato alla preghiera. Nonostante le innumerevoli difficoltà derivanti dalla vastità della sua diocesi, intraprese molti viaggi pastorali per essere il più vicino possibile al suo gregge, recandosi persino sugli altipiani per raggiungere gli indios.

Con grande spirito missionario, conferì i sacramenti del Battesimo e della Cresima a numerosi fedeli, tra i quali si annoverano anche alcuni Santi: San Martino di Porres, San Francesco Solano e Santa Rosa da Lima.

Per essere più vicino al suo popolo e poter parlare al popolo e ascoltare la voce della gente, denutrita ed umiliata, San Turibio studia le lingue parlate in quella terra, il quechua e l’aymara; poi obbliga tutti sacerdoti della sua diocesi a studiare le lingue locali.


L’amore verso il suo popolo è coniugato anche nelle tante opere di carità: come ad esempio quando in Perù dilaga la peste San Turibio è in prima linea a curare i malati, ai quali dona tutto ciò che possiede (vestiti, mobili e utensili domestici). Le autorità governative non sono molto entusiaste dell’opera di questo vescovo che oltretutto diserta tutte le cerimonie di corte. Il popolo invece adora il suo pastore che si rifiuta di viaggiare in portantina e cammina vicino alle sue pecorelle.

Durante una visita pastorale a Pacasmayo contrae una febbre che lo consuma nell’arco di un anno muore a Zaña, presso Lima, la sera del Giovedì Santo del 23 Marzo 1606.

La celebrazione

San Turibio viene beatificato da papa Innocenzo XI, il 2 luglio del 1679. La canonizzazione avviene il 10 dicembre del 1726 ad opera di Benedetto XIII. Nel 1899 il Concilio plenario latino-americano riconosce il ruolo fondamentale di San Turibio nella guida della chiesa d’oltreoceano dichiarando “totius episcopatus americani luminare maius” (maggiore astro di tutto l’episcopato americano). Il 10 maggio 1983, con la lettera Apostolica “Sanctum Turibium”, Papa San Giovanni Paolo II proclama San Turibio patrono dei vescovi del Sud America.

La figura di San Turibio è tenuta in grande considerazione dai vescovi dell’America Latina, tanto che Papa Francesco fa coincidere la data dell’approvazione del nuovo “Direttorio per la catechesi”, redatto dal Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione, proprio il 23 marzo (del 2020) memoria liturgica di san Turibio de Mogrovejo, per il forte impulso da lui dato all’evangelizzazione e alla catechesi.

In un incontro tenuto dal Santo Padre a Lima, il 21 gennaio 2018, con i vescovi peruviani, è lo stesso pontefice a spiegare la motivazione del suo costante riferimento al Santo Vescovo di Lima. Il Papa conduce una profonda riflessione sul Santo partendo da un quadro custodito in Vaticano che raffigura San Turibio come nuovo Mosè che attraversa una un grande fiume;: così San Turibio “ha saputo arrivare all’altra sponda” e raggiungere così i lontani e di dispersi, si è fatto “vescovo di strada, con le suole consumate dal camminare”, ha raggiunto anche “l’altra sponda culturale”, promuovendo l’inculturazione e parlando le lingue del posto; ha raggiunto “l’altra sponda” della denuncia sociale degli abusi e degli eccessi commessi contro il popolo.

Il legame tra il Santo e il comune di Cannalonga

Il legame tra il comune di Cannalonga e il Santo d’oltreoceano risale alla seconda metà del XVII secolo. In questo periodo, Maria Farao, figlia unica e discendente dei signori del feudo di Cannalonga e di altri quattro importanti feudi del territorio cilentano, si sposò con Toribio Mogrovejo, figlio di un generale spagnolo e nipote di San Turibio. Nel corso del tempo, Toribio Mogrovejo elevò il feudo di Cannalonga a Ducato e ottenne il titolo nobiliare. Nel 1738, ottenne anche la sostituzione del culto di Sant’Onofrio, protettore di Cannalonga, con il culto in onore di suo zio San Turibio.


La comunità di Cannalonga nutre un forte attaccamento al Santo patrono e celebra la novena che precede la festa del 23 marzo con grande trasporto. I fedeli innalzano canti con ferventi voci e dimostrano una fede incrollabile nell’intercessione di San Turibio. Il loro amore per il patrono si esprime anche in un canto che recita:

Tu mille grazie splendide
riversa ai tuoi cultori
che al nome tuo fatidico
tributan alti onori.
Di Cannalonga al popolo
intorno a te festante
vogli sorrisi amabili
guidalo in ogni istante
“.

Negli inni in onore del Santo sono ricordi episodi significativi della vita di San Turibio come l’episodio che lo vede attraversare un fiume con l’aiuto del Signore; richiamato anche dalle parole di Papa Francesco:

Valoroso Eroe celeste,
tu che alle acque comandasti
ed un fiume allor varcasti
invocando il tuo Signor
”.

Vengono richiamate altresì la sua infaticabile opera di pastore che percorre intrepido l’aspro territorio della sua diocesi pur di raggiungere i suoi fedeli:

Sprezzi pericoli
sudori e stenti
sel porger celere
lor Sacramenti,
non curi inedia
per lo sentiero
non vuoi tu comodo
nel ministero
”.

L’incanto della festa, che anima il cuore e il ricordo dei fedeli, è rimandato a causa delle restrizioni pandemiche, ma la gioia e l’armonia che si vivono nei solenni festeggiamenti del 23 marzo attendono solo di poter essere vissute nuovamente con gioia e devozione. San Turibio guardi con amore i suoi figli che attendono con fede di poter nuovamente vivere la bellezza delle tradizioni di un tempo e interceda con la sua paterna protezione per la pace!

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