Attualità

Studentessa cilentana in prima linea a Madrid per combattere il Covid

Arianna Catino, studentessa di medicina, ha scelto di restare a Madrid per aiutare la ricerca di una cura contro il Covid

Carmela Santi

30 Aprile 2020

Studentessa cilentana decide di rimanere a Madrid per studiare la Covid-19. Arianna Catino, nata a Vallo della Lucania (la madre è di Abatemarco, il papà di Magliano Vetere) ma residente a Salerno, è iscritta al quarto anno di Medicina e Chirurgia all’università di Bologna. Quando l’emergenza coronavirus è arrivata era in in Spagna. Con i tirocini sospesi negli ospedali, il suo Erasmus sembrava in stallo. Ma Arianna ha  deciso di rimanere a Madrid e dare una mano come volontaria allo sviluppo di un progetto di ricerca pensato per individuare le condizioni migliori di trattamento dei pazienti affetti da Covid-19.

Sta partecipando ad un’indagine pensata per individuare le procedure migliori – farmacologiche e non – che permettano una risposta il più possibile efficace alla malattia. “Sono contenta di poter dare una mano, ed è un’occasione preziosa anche dal punto di vista formativo”. Insieme a lei in altra studentessa di Bologna, Gemma Bassani. “È un’occasione – ribadisce – per fare la nostra parte e al tempo stesso un’esperienza importante di formazione. Non mi aspettavo che sarebbe stato cosi faticoso, ma non mi aspettavo nemmeno di imparare così tante cose”.

Arianna è arrivata nella capitale spagnola lo scorso settembre. Ospitata alla Universidad Autónoma de Madrid, i primi mesi del suo Erasmus sono stati segnati dalla scoperta della città ma anche dallo studio, dagli esami e dai tirocini all’Hospital Universitario Fundación Jiménez Díaz. Poi, a partire dalla fine di febbraio sono iniziate ad arrivare le prime notizie preoccupanti dall’Italia, con i primi focolai di Covid-19 che rapidamente hanno iniziato ad espandersi. Ad inizio marzo i primi casi di Covid-19 sono comparsi anche a Madrid. I tirocini negli ospedali sono stati sospesi, poi è arrivata la chiusura di scuole e università, ed infine la sospensione di tutte le attività non essenziali. A quel punto, ad Arianna come a tutti gli studenti Unibo in Erasmus, l’Università di Bologna ha offerto la possibilità di rientrare in Italia per poi riprendere il periodo di mobilità quando possibile, oppure proseguire l’Erasmus seguendo le indicazioni delle autorità locali.

“Ho deciso subito deciso di restare qui, anche se mi è dispiaciuto non poter più andare in ospedale”, ha detto la studentessa. Ma ad interrompere la quarantena è arrivata un’iniziativa di ricerca avviata all’IdiPAZ – Instituto de Investigación Hospital Universitario La Paz, per la quale sono stati coinvolti gli studenti di medicina. C’era bisogno di volontari e Arianna ha offerto la sua disponibilità. “L’obiettivo dello studio – spiega Arianna – è arrivare ad individuare le procedure migliori in modo da arrivare ad una risposta il più possibile efficace, da poter utilizzare anche in futuro”.

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