Un “disastro ambientale e paesaggistico” per le aree di Lido Azzurro e Licina. A dirlo è il consigliere comunale di minoranza Raffaele Pesce, che punta il dito contro l’inadeguatezza di una visione politica che, a suo dire, “crede di poter fare tutto” senza considerare il vasto impatto delle proprie scelte.
L’esigenza di discussione pubblica
Pesce sottolinea la necessità di un confronto più ampio sulle opere a grande impatto ambientale e paesaggistico. Secondo il consigliere, tali interventi non dovrebbero essere discussi solamente con i tecnici del settore, ma coinvolgere attivamente “l’intera popolazione”. Questa richiesta nasce dalla consapevolezza che “tornare indietro è estremamente difficile” una volta che i lavori sono avviati.
L’esponente del gruppo Liberi e Forti evidenzia come la popolazione “locale” abbia “legami affettivi anche col paesaggio” e “ami il paese”, un aspetto che, a loro avviso, non viene minimamente considerato dall’amministrazione.
La gestione della Posidonia
Con l’inizio della quarta estate per l’amministrazione comunale, rimane irrisolta la questione della posidonia spiaggiata. Non è ancora chiaro – sottolinea il consigliere – se la posidonia verrà “buttata a mare”, letteralmente, a causa dell’assenza di un nuovo finanziamento regionale, dopo che quello di oltre mezzo milione di euro è già terminato. Il consigliere Pesce critica l’attuale gestione, evidenziando che “bisogna convivere con la posidonia”, poiché la pianta è un indicatore di mare pulito. La “montagna” di posidonia accumulata alla “Marina” e una nuova che si sta formando alla foce del fiume Testene testimoniano, secondo Pesce, l’inefficacia delle soluzioni adottate, che consistono nel prelevare, accumulare e, successivamente, riaffondare posidonia secca e sabbia. La vagliatura, quando effettuata, è considerata insufficiente.
Le soluzioni
Per affrontare il problema alla radice, il consigliere Pesce suggerisce di intervenire sulla causa principale al Lido Azzurro, proponendo di “abbassare almeno il livello della barriera ed accorciare il pennello fluviale”.
Sulle responsabilità di questo “vero disastro”, definito “annunciato”, si ritiene che si potrà e si dovrà discutere.
Il consigliere critica una politica che pensa “solo all’oggi e non al domani”. I costi, infine, aggiungono “la beffa al danno”: quattro milioni di euro di finanziamento sono stati spesi per un’opera che, secondo Pesce, ha distrutto “uno dei posti più belli di Agropoli“, avendo il fine vero e proprio di creare un porto. A questi si aggiungono trecentomila euro per una soluzione (l’apertura di varchi) rivelatasi inefficace, e 500.000 euro di fondi regionali spesi per “limitare il danno” tra Lido Azzurro e la Marina.
Il consigliere conclude interrogandosi sul costo in termini di conseguenze, immagine e vivibilità del cosiddetto “porto furbo”, o “porto scempio”.