Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Vallo della Lucania, Domenico Valerio Ragucci, ha emesso una nuova ordinanza cautelare confermando gli arresti domiciliari per l’ex sindaco di Capaccio Paestum e presidente della Provincia di Salerno, Franco Alfieri, e altri quattro indagati nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti della pubblica illuminazione.
La decisione del Gip Ragucci giunge a seguito di un’istanza presentata martedì dal procuratore capo di Vallo della Lucania, Francesco Rotondo. Restano dunque ai domiciliari, oltre ad Alfieri, l’ex staffista Andrea Campanile, i rappresentanti della società “Dervit” di Roccadaspide, Vittorio De Rosa e Alfonso D’Auria, e il funzionario comunale Carmine Greco.
Modifiche formali alle accuse, ma la sostanza resta immutata
Rispetto a quanto previsto dal tribunale salernitano è stata eliminata la posizione di Carmine Landi, tecnico coindagato la cui posizione non era stata processata, ed è stata modificata la cifra relativa alla presunta promessa di corruzione. Tuttavia, il Gip Ragucci ha precisato che «le modifiche non sono idonee in alcun modo a considerare i fatti contestati agli imputati come modificati rispetto all’ampio contraddittorio avvenuto tra le difese e gli organi giudiziari».
Pericolo di inquinamento delle prove ancora concreto per ulteriori indagini
Nell’ordinanza-bis, il Gip Ragucci accoglie pienamente la tesi del procuratore Rotondo, sottolineando come, nonostante le dimissioni dagli incarichi pubblici degli indagati, permanga un concreto pericolo di inquinamento delle prove. «Sussistono specifiche ed inderogabili esigenze investigative che possono essere pregiudicate, sussistendo un pericolo concreto ed attuale che sia pregiudicata l’acquisizione e la genuinità della prova da assumere anche alle indagini in corso con riferimento alle ulteriori gare in essere presso il Comune di Capaccio Paestum», evidenzia il giudice, riferendosi al secondo filone d’inchiesta sugli appalti di Fondovalle Calore, Aversana e il sottopasso ferroviario di Capaccio Paestum.
Sistema clientelare radicato e rischio di reiterazione dei reati
Il Gip Ragucci ha inoltre evidenziato come dalle indagini sia «emerso un quadro capillare di inquinamento nell’ambito degli organigrammi politici e amministrativi collegati all’ex sindaco di Capaccio Paestum», descrivendo un «sistema di gestione dell’attività pubblica clientelare pericolosamente conosciuto anche da terzi, da alcuni tollerato in virtù della sistematica spartizione degli appalti e da altri solo timidamente contrastato ma comunque mai denunciato».
Tali considerazioni hanno spinto il giudice a ritenere che «sussiste il concreto ed attuale pericolo che gli indagati, se lasciati liberi, possano reiterare i delitti in contestazione, come emerge senza dubbio dalla loro personalità, dal perdurante inserimento di tutti gli indagati nel medesimo contesto in cui sono maturati i fatti oggetto d’indagine e dalla gravità dei reati contestati».
Il giudice ha infine specificato che le dimissioni di Franco Alfieri non sono sufficienti a far decadere le esigenze cautelari anche per gli altri indagati, confermando dunque la misura detentiva domiciliare per tutti.