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Agropoli, inquinamento del Testene: “necessario ripristinare l’ambiente naturale originario”

"Il fiume Testene oggi uno degli scorci meno gradevoli della nostra città"

A cura di Carmela Di Marco
Pubblicato il 24 Luglio 2019
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AGROPOLI. Ancora segnalazioni di scie biancastre nel fiume Testene. Le prime denunce la scorsa settimana (leggi qui); ora i fenomeni si ripetono e c’è chi lancia l’allarme inquinamento. Del resto nei giorni scorsi anche l’Arpac ha individuato delle criticità nel tratto di costa alla foce del Fiume che taglia in due la città di Agropoli e ciò ha aumentato la preoccupazione tra i cittadini e i villeggianti.

La situazione non ha mancato di destare polemiche. “Il nostro fiume Testene non gode di buona salute – dice il consigliere del Movimento 5 Stelle Consolato Caccamo – Scarichi fognari, l’alta temperatura dell’acqua, la bassa ossigenazione purtroppo lo rendono oggi uno degli scorci meno gradevoli della nostra città”.

Il consigliere pentastellato ricorda che già tempo fa si parlò di un parco fluviale nei pressi del Testene. Invece “La cementificazione dei fiumi ha in generale aumentato il rischio di alluvioni, danneggiato la qualità dell’acqua e l’intero ecosistema”. “Le città più civili stanno investendo per ripristinare l’ambiente naturale originario – spiega – L’ingabbiamento degli alvei entro sponde di cemento si sono rivelate in molti casi operazioni letali per gli equilibri ambientali. Il cemento crea infatti uno strato impermeabile che interrompe gli scambi fra le acque dei fiumi e le acque sotterranee, riduce la quantità d’ossigeno disciolto nell’acqua e ne aumenta le temperature che in tali casi come da me rilevato ieri superano nettamente addirittura i 35 gradi, letali per ogni forma di vita”.

Questa sarebbe la soluzione da adottare anche per Agropoli: secondo Caccamo “per ridare lustro e vita al nostro amato fiume bisogna ripristinare quegli elementi morfologici caratteristici degli ambienti fluviali naturali che rivestono una fondamentale importanza nella funzionalità dell’eco-sistema fluviale quali, ad esempio, la sinuosità del tracciato, i raschi, le buche, le barre, le calme, le aree di espansione delle acque, la vegetazione riparia. Cosi come fatto a monte del ponte di via Taverne. Li dopo gli interventi di rinaturalizzazione sono tornante specie volatili che da anni avevano abbandonato il nostro territorio”.

“Il lavoro va ripreso e proseguito verso valle. Fino alla foce”, conclude il consigliere comunale.

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