Cilento

La chiesa di San Biagio ad Altavilla Silentina: il ‘Barocco al tramonto’

Alla scoperta di un gioiello

Redazione Infocilento

2 Febbraio 2019

Nel grazioso centro storico di Altavilla Silentina, sul limite dell’antica cinta muraria, troviamo la chiesa di San Biagio che domina la piana e sembra salutare il visitatore che sale sulla collina.

Lo diremo subito: questa chiesa è un gioiello. Un luogo che offre ben tre motivi per essere visitato: il culto, il paesaggio e l’arte.

San Biagio è uno dei ‘Santi ausiliatori’, una particolare ‘categoria’ di santi che vengono invocati in caso di estrema necessità o per specifiche cure. Nel calendario cristiano il culto di San Biagio è celebrato il 3 febbraio ed è molto diffuso nel Meridione d’Italia: è il Santo che protegge la gola. Tanti sono gli edifici religiosi dedicati al vescovo di Sebaste, città dell’Armenia, martirizzato agli inizi del IV secolo d.C.

In questo giorno sono tante anche le celebrazioni legate alla benedizione del pane che uniscono uno dei miracoli di San Biagio ad un vecchio ‘rimedio della nonna’.

Infatti, il Santo salvò un giovane marinaio che aveva ingerito una spina di pesce, incrociando due candele all’altezza della gola del ragazzo. Ed è questo un rituale ancora oggi praticato ai fedeli. Tuttavia, non sempre si può beneficiare di una benedizione nel momento in cui servirebbe. Ecco allora cosa ci consigliano le nostre nonne quando s’incastra una spina in gola e non vuole andare via: ‘Mangiati una mollica di pane!’. E tutto si risolve, almeno si spera.

Oltre alla celebrazione del culto, la chiesa di San Biagio merita di essere visitata anche per lo splendido panorama che da essa si può ammirare: uno spazio aperto sulla pianura fino al mare. Dal sagrato delle chiesa, che non ha costruzioni di fronte, nell’ora del tramonto si gode uno degli spettacoli più belli che possa offrire quel territorio.

Anche la chiesa offre un suo ‘tramonto’, è quello di un periodo artistico. Infatti, all’interno di San Biagio si trova uno dei più vasti cicli pittorici di tardo barocco napoletano che esistano nella Campania meridionale, ben nove tele di grandi dimensioni. Quando si ammirano le opere di Nicola Peccheneda sembra di stare in una chiesa di Napoli della seconda metà del Settecento. L’autore, originario del Vallo di Diano, e precisamente di Polla, aveva imparato l’arte pittorica studiando i grandi autori del Settecento napoletano, tra cui Francesco Solimena e Francesco De Mura.

Ecco, ora avete tre buoni motivi per vedere questo splendido luogo.

Buona visita.

Benedetto Giacobbe

Guida Turistica Ufficiale Regione Campania N. 1715

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