A Marina di Camerota, un gruppo di manifestanti si è riunito in piazza Simón Bolívar alle 16:40 per pregare e “lottare” insieme per il Venezuela, fra cui anche bambini.
In quella terra, ci sono sguardi che ancora non hanno raccontato la crisi umanitaria e economica che sta vivendo il paese: i bambini.
Costretti a chiudersi in casa, a non uscire, a non giocare insieme e soprattutto a non vivere una infanzia felice. Obbligati a non fare niente senza la presenza di qualcuno al loro fianco e assuefatti alla fame, alla povertà, alle menzogne di un regime che non ha sentimenti. Lasciati, da chi non si può permettere di nutrirli, davanti a ospedali e chiese.
Ma soffre, soprattutto, chi può sfamarsi solo una volta al giorno, domandandosi il perché.
Nell’intervista, Henry Alejandro Ramirez, ha detto: “Quando stavo in Venezuela, i miei bambini mi chiedevano perché quando c’è il latte, non c’è lo zucchero e quando ci sono i cereali, non ci sono i biscotti”.
Così, oltre i bambini, soffrono anche i genitori perché non possono offrire una alimentazione completa al proprio bambino. Racconta ancora che i bambini, emigrati dal Venezuela, domandano perché il proprio nonno o la propria madre è rimasta lì ed è difficile dire la verità.
Altre persone, come Amelia Giffoni, svelano che l’Italia è la Speranza!