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Cilento, l’allarme dei lavoratori Yele: licenziati e senza stipendi

"Dateci almeno gli arretrati"

A cura di Carmela Santi
Pubblicato il 24 Dicembre 2018
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«Quest’anno le luci di Natale, non sono quelle dell’albero, siamo noi che, sostenendoci, con speranza sempre più flebile, attendiamo di avere quanto ci spetta. L’indennità di disoccupazione, materialmente, ci aiuta, ma la vita non è più la stessa!». È il grido di dolore dei 39 dipendenti della Yele rimasti senza lavoro.

Due mesi fa hanno ricevuto la lettera di licenziamento dal liquidatore giudiziale Massimo Di Pietro. Sono loro ora a scrivere una lettera, la inviano a Babbo Natale per esternare ancora una volta la loro tristezza «Sarà un Natale con i colleghi licenziati – scrive Maria Maiuri, ex dipendente Yele – uniti dalla rabbia e per il dolore. La perdita del lavoro è un trauma in ogni caso, diventa devastante se non c’è una ragione, se arriva dopo mesi di lotta per difendere il diritto di conservare il posto di lavoro».

A rimanere senza lavoro i dipendenti della società che negli ultimi venti anni si è occupata della raccolta e smaltimento rifiuti nei 49 comuni cilentani. Tutti a casa.

Al danno anche la beffa perché gli operai licenziati avanzano quattordici stipendi e naturalmente sperano di recuperare il trattamento di fine rapporto. Nel frattempo per la Yele è stata emessa la sentenza di fallimento. «Siamo soli – ribadiscono gli ormai ex dipendenti – e, mentre i colpevoli del fallimento della Yele restano impuniti, la nostra certezza è la pena che il sistema socio-politico clientelare ci ha inflitto. Buon Natale, quindi, ai responsabili, a chi, sapendo, ha taciuto e agli indifferenti. Per noi, speriamo ancora che verrà un giorno, volendo ricordare Manzoni. Sereno Natale – concludono gli operai licenziati – che nasca in noi nuova fiducia». I lavoratori sono in attesa di recuperare i loro soldi. Avanzano oltre 13 mensilità e il trattamento di fine rapporto. Intanto si definiscono vittime di un assurdo sistema, tra l’indifferenza dei politici, i tempi della giustizia e la lentezza dei sindacalisti alleati della politichetta.

«Qualche sindaco – ribadisce Maiuri – come se avesse vissuto su Marte negli ultimi anni, qualche giorno prima del licenziamento ci ha chiesto copia dello statuto della società, qualcun altro pensava ancora che al Consorzio, dopo otto anni di gestione commissariale, ci fosse ancora il presidente. C’è stato perfino chi ha sostenuto che noi dipendenti non avessimo preso iniziative! Una trama degna di un’opera tragicomica. Ma siamo a Natale e lasciamo andare in scena la nascita di Gesù».

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