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VIDEO | Simone Cristicchi: l’arte di portare in scena i poveri cristi

Ieri sera al De Filippo di Agropoli uno spettacolo intenso e toccante

A cura di Barbara Maurano Pubblicato il 1 Marzo 2018
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Ieri sera al De Filippo di Agropoli uno spettacolo intenso e toccante

InfoCilento - Canale 79

“ Il secondo figlio di Dio”, ieri sera in scena al De Filippo di Agropoli, è la storia di un bisogno dei popoli, dell’uomo, ma soprattutto dell’arte. Non a caso Simone Cristicchi giunge alla vicenda di David Lazzaretti in un momento cruciale della sua carriera artistica. Ma chi è David Lazzaretti? Un eretico? Un folle? Un visionario? No, David Lazzaretti rappresenta tutti noi poveri cristi in balia delle nostre domande e dei nostri sogni . Attraverso un monologo, abilmente costruito con un giusto ritmo tra parole e movimenti, Simone Cristicchi racconta l’Italia al momento della sua nascita, quando c’è un nome, ma non esiste ancora una nazione. E lo fa semplicemente utilizzando un carro che si trasforma e vive la scena come una macchina teatrale. Sì, perché David Lazzaretti era un umile carrettiere, il carro era la sua unica risorsa e il carro è l’ unico elemento scenico al servizio dello spettacolo . Un’intuizione geniale del regista Antonio Calenda che dona alle parole e all’interpretazione di Cristicchi una dimensione semplice, ma surreale. Sul palco ci sono solo lui, Simone Cristicchi, e il carro, eppure si ha la sensazione di essere in tanti. Ci sono le mille voci di Cristicchi che racconta la storia di un uomo mettendo in scena i sentimenti dei personaggi che lo circondano. Ogni tono di voce corrisponde a uno di loro. C’ è  la moglie Carola che accetta, ama e sposa tutte le stranezze del marito. C’ è l’arciprete che insegna a leggere al piccolo David, c’è  il padre che lo indirizza alla professione di carrettiere, ci sono le  parole di San Pietro che gli appare in due visioni, c’è il popolo di Arcidosso che inizia a seguirlo come fosse il Messia, il Cristo dell’ Amiata. E David Lazzaretti per molti lo è stato, ma non nel senso classico che intendiamo oggi. In un’Italia che ancora non ha un’ identità, il sogno di David Lazzaretti crea un’ aspettativa, una speranza. David è un povero Cristo che ha fede in un mondo dove domini l’ uguaglianza, l’ idea di comunità, la solidarietà. Ha un progetto che ha conosciuto tramite le sue visioni, ma che è cresciuto attraverso la sua vita, il suo lavoro, la sua famiglia. Le due C che si danno le spalle e sono unite da una croce non rappresentano solo un simbolo, ma un percorso da seguire. E inizialmente la Chiesa lo appoggia, lo sprona. David Lazzaretti sta dando un’ anima a qualcosa che non emoziona più. Forse troppo. Quest’anima diventa sempre più vera e va al punto del problema: la divinità non è altro che l’ umanità all’ennesima potenza. Ciò vuol dire che tutti i poveri, gli oppressi o semplicemente gli uomini semplici potranno avere il Paradiso? Sì, e potranno trovarlo anche sulla Terra. Eresia. Dio è Dio. L’ uomo  deve rimanere uomo. David Lazzaretti, dopo la scomunica, i processi e il carcere, sapientemente raccontati attraverso un suggestivo gioco di luci,  verrà ucciso da un altro povero Cristo, un carabiniere costretto a sparare e, sulla scena, Lazzaretti muore due volte, quando scorre il sangue sul suo carro e quando sul suo monte verrà posta una croce in ricordo di papa Leone. Il mondo ha dimenticato Lazzaretti,  Cristicchi  e noi,  suoi poveri cristi, no.

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