In coma dal 2001 morì sette anni dopo
Oggi avrebbe compiuto 78 anni Leo de Berardinis, considerato uno dei più grandi talenti del teatro italiano del ‘900.
De Berardinis era originario del Cilento, di Gioi, e ancora oggi questo territorio lo ricorda con grande affetto, tant’è che il Comune di Vallo della Lucania gli ha dedicato un auditorium.
I suoi esordi già a vent’anni in un teatro di sperimentazione con Carlo Quartucci. Poi i lavori con Perla Peragallo con la quale ebbe un’intensa collaborazione, intervallata da uno storico Don Chisciotte, firmato con Carmelo Bene.
Proprio con Perla Paragano fonderà il Teatro di Marigliano che permise operazioni di svolta dal titolo King lacreme Lear napulitane, Sudd e Chianto ‘e risate e risate ‘e chianto, fino a un XXXIII Paradiso, toccando Poe e, per vocazione di cuore, lo sketch del “wagon lit” di Totò, incarnando poi Keaton e Majakoskij, Petrolini e Viviani.
Nella sua carriera ha diretto il teatro San Leonardo di Bologna e il Verdi di Salerno. Siamo negli anni ’90 periodo in cui fu direttore artistico anche del Festival del teatro di Sant’Arcangelo di Romagna.
La sua carriera si è interrotta prematuramente il 16 giugno del 2001. Leo de Berardinis fu ridotto in coma irreversibile per un episodio di sospetta malasanità (un’anestesia letale per un intervento di chirurgia estetica a Villa Torri di Bologna). Morì a Roma il 18 settembre a soli 68 anni. Accanto a lui la sorella Annamaria.
Pochi mesi prima, era il 18 luglio 2008, gli fu assegnato il vitalizio previsto dalla cosiddetta legge Bacchelli, con motivazione redatta personalmente dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.