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Pasqua: incontro con la signora ‘Ndunett’a di Castellabate. Fra naspro cotto e limoncello ecco i taralli vudduti | VIDEO

La ricetta

A cura di Bruno Sodano
Pubblicato il 1 Aprile 2017
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La ricetta

Cari lettori di InfoCilento ecco il nostro secondo appuntamento della settimana – gusto e tradizioni – Vi anticipiamo che aspettiamo un vostro feedback a riguardo e se avete qualche suggerimento da inviarci non esitate a farlo.

Sono le 3 di pomeriggio e qui nel Cilento le giornate sono decisamente diventate una meraviglia. Il sole è caldo e l’aria è pulita. Camminare fra le strade di paese è decisamente piacevole. Camminavo cercando qualche buona idea su cosa proporvi per queste festività pasquali ed ecco qui che mi viene in aiuto un’amica speciale, Francesca, che mi parla di un dolce tipicamente cilentano che non può assolutamente mancare sulle tavole in questo periodo. Un dolce particolare che viene usato sempre meno ma di un fascino d’altri tempi, che se poi hai la fortuna di fartelo raccontare da Ndunetta, una simpaticissima ottantenne di Santa Maria di Castellabate , non ha prezzo. Così è stato deciso: mi reco dalla signora Antonietta che fra una domanda ed un’altra riesco a strapparle qualche piccolo segreto su questi particolari dolci. Mi ha accolto nella sua calorosa casa. Un caminetto spento, ma pronto per essere acceso, era lì che mi dava il benvenuto. Mi ha offerto subito un po’ di limoncello, rigorosamente fatto a mano con i limoni del suo giardino. Mi ha raccontato che ai suoi tempi la Pasqua era diversa. Forse un po’ più sentita. Ma una cosa non è cambiata. La passione per il cibo e per le tradizioni. Ed è proprio per questo cne non ha esistano a darmi la sua ricetta:” i niputi miei sano ca ogni anno i fazzo, e nisciuno se li mbara. Io so vecchiarella e roppo voglio verè come fano “. Un chiaro richiamo a voler tramandare una storia d’amore verso i propri cari, ma i nipoti d’oggi sono troppo impegnati ad imparare le vecchie tradizioni – dice l’anziana signora. ” così le chiedo quanto tempo si mantenessero una volta preparati e lei molto pronta mi ha confessato: ” a i tiempi miei, quanno cuccuruno se sposava i dolci se faciano a casa, e se faciano pé tiempo, puro rieci iuorni prima” – ” ai tempi suoi, quando si sposava qualcuno di famiglia, i dolci si preparavano in casa e si anticipavano anche di 10 giorni.” Così, frà una chiacchiera ed un’altra, mi ha dato la sua famosa ricetta dei taralli ” scaurati ” . Un tempo venivano portati in chiesa per farli benedire il giovedì santo. Erano solo preparati a forma di ” vicci ” un tarallo più grande. Oggi è un’ usanza poco praticata. Scaurati in italiano significa ” bolliti ” ed è proprio da questa particolare preparazione che prendono il proprio nome. Tanti anni fa, nel periodo pasquale, c’era una signora che partiva a piedi da Perdifumo, paesino vicino Agropoli, con il carretto pieno di taralli e li vendeva in piazza a Santa Maria ed era un momento magico per grandi e piccini che potevano comprarli a 5 lire. Un’altra particolare nota di questi dolci è la glassa che li ricopre. Non la solita glassa bensì ” U naspro cuotto ” che si differenzia dal primo per una preparazione più attenta e particolare. Devo essere sincero non è stato difficile come mi aspettavo ma una cosa è certa: riuscita l’impresa il risultato è garantito.

Ecco a voi la ricetta:

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1 kg di farina

8 uova

80 ml di grappa

210 ml di olio EVO

80 gr di zucchero

1 cucchiaino di sale

1/2 cucchiaino di ammoniaca per dolci

1 pizzico di bicarbonato

Per la glassa o naspro cotto

500 gr. di zucchero

7 cucchiai di acqua

10 gocce di limone

Rimbocchiamoci le maniche e cominciamo:

Montiamo le uova insieme a zucchero, sale, ammoniaca bicarbonato e grappa. Poco alla volta aggiungiamo 110 ml d’olio. Spegniamo le fruste ed aggiungiamo la farina. Iniziamo ad impastare aiutandoci con un mestolo di legno ed aggiungiamo il restante olio. Lavorata bene la pasta formiamo i nostri cordoncini in modo tale da formare dei taralli. Non troppo doppi altrimenti restano scuri dentro. Nel frattempo abbiamo messo a bollire una pentola con abbondante acqua ed una volta uscita a bollore la spegniamo. Dopo un minuto circa immergiamo pochi alla volta i nostri taralli ed aspettiamo che salgono a galla. Con attenzione ed una schiumarola scoliamo ed adagiamo su un panno dove riposeranno per un’ora circa. Dopodiché li inforneremo a 180° per circa 30 minuti. Fin quando non hanno preso un bel colore. Sforniamo ed andiamo a coprire col nostro naspro.

La preparazione del naspro è un po’ particolare ma non impossibile. Mettiamo a bollire lo zucchero con l’acqua e aspettiamo che inizia a bollire. Dopo pochissimo iniziamo a vedere, alzando un cucchiaio dalla pentola, che il composto fila. Spegniamo. Aggiungiamo le gocce di limone e facciamo raffreddare qualche minuto. Attenzione che è davvero rovente. Alcuni aggiungono anche un altro ingrediente: Facciamo riposare 5 minuti e finiamo la nostra glassa aggiungendo due tuorli d’uomo montati a neve . Altri invece non riescono proprio a farla uscire e allora in quel caso fate il classico naspro a freddo utilizzando lo zucchero a velo, un po’ d’acqua e delle gocce di limone mescolando con le fruste a mano fin quando non diventa una cremina morbida e densa. Fatto il naspro immergiamoci i nostri taralli e facciamo raffreddare. Decorazione a piacere ?

TAG:CilentoCilento Notizienaspro
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