Attualità

Una strada per Giuseppe Zito: salvò le operaie dall’incendio divampato nella fabbrica Triangle di New York

Giuseppe Zito era originario di Serre

Katiuscia Stio

6 Marzo 2017

Era originario di Serre

SERRE. L’8 marzo, mercoledì, il Vicolo IV Cesare Battisti verrà intitolata a Giuseppe Zito, il serrese che il 25 marzo 1911 contribuì a mettere in salvo le operaie dall’incendio divampato nella fabbrica Triangle di New York, divenuto poi, nel tempo, il simbolo della Giornata internazionale della donna. L’idea è dell’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Franco Mennella.
Giuseppe Zito nacque a Serre il 1 settembre del 1883 da Tommasina Celano e Alfonso Zito. I suoi fratelli: Martino, Erminia e Alfredo. 19enne, il 13 marzo del 1902, Giuseppe si imbarca sulla nave Kaiserin Maria Theresia dal porto di Napoli per cercare fortuna in America. Parte con soltanto 12 dollari in tasca. Approda a Ellis Island, l’isola delle lacrime ( così chiamata perché qui si consumavano i drammi di coloro che non trovati idonei venivano rimpatriati).

Giuseppe Zito
Giuseppe Zito

Giuseppe, superati gli esami, entra nel porto di New York il 27 marzo del 1902. Si stabilisce al 120 di MacDougal Street e nel 1910 trova lavoro stabile come addetto all’ascensore presso la Triangle Shirtwaist Company, la più grande fabbrica di camicette alla moda di quel tempo, che occupava gli ultimi tre piani del grattacielo Asch Building ( oggi Brown Building), nella quale lavoravano oltre 600 persone, tra cui molte donne italiane, russe e dell’Est Europa. Giuseppe lavorava all’ascensore insieme ad un altro italiano, Gaspare Mortillaro, mentre le donne erano impiegate alle macchine da cucire con condizioni di sicurezza ridotte al minimo, solo qualche secchio appeso alle pareti per spegnere eventuali incendi. Il 25 marzo del 1911, alle ore 16:40, poco prima della fine della giornata lavorativa, all’ottavo piano scoppiò un incendio, forse a causa di un mozzicone di sigaretta. La stoffa e i ritagli che riempivano il pavimento presero subito fuoco creando di lì a poco un vero e proprio inferno. Giuseppe e il collega Gaspare in quel momento si trovavano al piano terra, accanto agli ascensori, pronti per andare a prendere gli operai come facevano ogni giorno. Sentendo un forte rumore di vetri rotti che precipitavano sul tetto degli ascensori e delle grida di terrore capirono che era successo qualcosa di molto grave ed azionarono gli ascensori per portarsi fino ai piani superiori, dove c’era la fabbrica.

Qui si trovarono di fronte a fiamme, fumo e ragazze terrorizzate che per farsi spazio ed entrare negli ascensori si facevano largo con le loro grosse cesoie. Zito venne ripetutamente ferito da quelle forbici. Fece molti viaggi per cercare di portare in salvo più operai possibile, ma dovette fermarsi quando alcune ragazze, prese dalla morsa delle fiamme iniziarono a gettarsi nel vano vuoto dell’ascensore schiantandosi sul tetto dell’ascensore stesso. L’uomo rimase sconvolto da quella visione: ragazze in fiamme come tante fiaccole che cadevano dentro il vano. I morti di quella tragedia furono 146, 123 donne e 23 uomini. Molte donne si gettarono dalle finestre per sfuggire alle fiamme. Dopo la tragedia, Giuseppe venne decorato con medaglie al valore per aver salvato la vita di tante operaie. Morto il 22 ottobre del 1932, Giuseppe Zito, in America, è ricordato come l’eroe italiano che salvò tante vite durante l’incendio della Triangle. A lui l’artista newyorkese, Annie Lanzillotto, ha dedicato la “Ballad for Joe Zito”. «Per anni i parenti americani ci hanno cercato- spiega Maria Cristina La Bella- volevano conoscere le proprie origini e far sapere a Serre, paese natale di Giuseppe Zito, la sua storia: la storia di un anonimo serrese emigrante che andò in America per cercar fortuna la cui vita cambiò il 25 marzo 1911, la sua e quella di molte alte persone». Alla cerimonia di intitolazione saranno presenti il console politico per gli affari politici, economici e commerciali degli Stati Uniti d’America in Napoli, dr.ssa Dana Murray, autorità religiose, civili e militari.

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