Sapri e Vibonati rivendicano la paternità dello sbarco dei 300
Dove è sbarcato realmente Carlo Pisacane, il rivoluzionario napoletano ucciso a Sanza nel 1857 dopo aver tentato di organizzare una rivolta antiborbonica? La tesi torna ad essere dibattuta e oggetto di polemiche. Se fino a qualche giorno fa sembrava pacifica l’ipotesi che che il patriota mazziniano con i suoi 300 fosse sbarcato a Sapri, ieri si sono riaccese le polemiche. A Villammare, frazione costiera del comune di Vivonati, è stata infatti scoperta una targa in quello che alcuni storici ritengono sia stato il luogo dello sbarco, ovvero la spiaggia di località Oliveto. Da Sapri, però, non accettano lo ‘scippo’ e rivendicano la paternità del luogo ove partì uno dei primi tentativi di unire l’Italia.
Sul caso è intervenuta anche Chiara Avagliano, presidente della locale Pro Loco, che ricorda come vi siano due elementi che confermino che lo sbarco sia avvenuto a Sapri: “Uno lo leggiamo direttamente dal Testamento Politico che lo stesso Carlo Pisacane ci ha lasciato, nel quale scriveva: «sul luogo dello sbarco, che sarà Sapri nel Principato Citeriore»; il secondo è dato dalla proclamazione a Monumento Nazionale della banchina delle Camerelle (località Santa Croce) con legge n. 635 del 22 Giugno 1911″.
Dunque, nonostante la cerimonia tenutasi a Villammare, Sapri non cede il ruolo di protagonista nella tragica spedizione dei trecento, raccontata anche dal poeta Luigi Mercatini nella sua celebre poesia ‘La Spigolatrice di Sapri’.
Ma da Vibonati replicano: “Impossibile che lo sbarco sia avvenuto a Sapri, i fondali non lo permettevano. Inoltre la mappa trovata in dosso a Pisacane riportava una X sulla località Oliveto”. La questione, quindi, resta aperta.
Pisacane, patriota italiano di tendenze socialiste, insieme ad altri 24 uomini, tra i quali Giovanni Nicotera, futuro parlamentare del Regno d’Italia, si imbarcò nel giugno del 1857 a Genova su di un piroscafo chiamato Cagliari. Il piano era questo: sbarcare a Ponza, dove erano incarcerati alcuni prigionieri politici, liberarli e dirigersi verso Sapri dove, con la complicità della popolazione, appiccare un focolaio di rivolta contro il governo borbonico.
La prima parte del piano non ebbe intoppi. Sbarcato a Ponza il 26 giugno 1857, insieme ad alcune decine di prigionieri politici, Pisacane liberò anche comuni criminali che andarono ad ingrossare le sue fila. I pochi patrioti, così, divennero poco più di 300 uomini che si armarono con la armi della guarnigione del carcere. Sbarcati la sera del 28 a Sapri, però, invece di avere l’appoggio della popolazione del comprensorio si ritrovarono circondati da contadini armati di falci e zappe. Pisacane morì il 2 luglio a Sanza.