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Il 30 luglio 1861 la strage di Auletta, ricordata una triste pagina di storia.

Questa mattina una cerimonia per ricordare la strage del Regio Esercito ai danni della popolazione di Auletta.

A cura di Redazione Infocilento
Pubblicato il 30 Luglio 2016
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Questa mattina una cerimonia per ricordare la strage del Regio Esercito ai danni della popolazione di Auletta.

Questa mattina, Vito Panzella e Toni Addesso hanno reso omaggio alle vittime della Strage di Auletta. I due hanno deposto un corona con su scritto: ‘”Auletta, il Tanagro e il Sud non dimenticano”presso la lapide affissa dall’Associazione Auletta Terra Nostra nel Centro antico per omaggiare le vittime innocenti che persero la vita in quel tragico episodio.
“Non bisogna dimenticare il passato per non commettere in futuro gli stessi errori, ciò non dovrà mai più accadere. Un paese senza memoria e’ un paese senza futuro. Queste stragi che avvennero nel Sud furono una pagina vergognosa che i libri di storia cercano di nascondere. ”

Il massacro di Auletta, avvenuto il 30 luglio 1861, fu una vera e propria strage compiuta dal Regio Esercito ai danni della popolazione civile di Auletta-
Il 28 luglio 1861,  infatti, una nutrita colonna di legittimisti filoborbonici, che si stava concentrando da giorni in località bosco Lontrano, entrò in Auletta, accolta festosamente dalla popolazione civile lealista, mentre i pochi liberali presenti fuggirono a Pertosa e a Caggiano, chiedendo l’intervento di truppe armate.
Similmente a quanto sarebbe avvenuto a Camerota nel luglio 1862, dal palazzo del comune vennero rimossi e distrutti i ritratti di Vittorio Emanuele II e Garibaldi e vi fu innalzata la bandiera del Regno delle Due Sicilie. Contemporaneamente, nella locale chiesa di San Nicola di Mira viene celebrato un Te Deum a favore dei deposti sovrani, e le campane della chiesa vennero fatte suonare a distesa per invitare i cittadini alla rivolta. I militari italiani, acquartierati nella vicina Pertosa, intervennero su Auletta con alcune decine di militi della Guardia Nazionale e dei Carabinieri, i quali vennero però respinti a fucilate. Resisi conto dell’importanza della rivolta, i vertici del VI comando decisero di stroncare sul nascere la ribellione ed inviarono un contingente di bersaglieri affiancati da una squadra della Legione ungherese. Espugnato il piccolo centro, al mattino del 30 luglio, e messi in fuga i guerriglieri, i militari si accanirono sulla popolazione civile, uccidendo, saccheggiando e bruciando. Tra le 23 vittime accertate vi fu il parroco Giuseppe Pucciarelli, mentre altri quattro religiosi furono pestati a sangue in piazza e costretti ad inginocchiarsi davanti al tricolore sabaudo. Uno di loro, settuagenario, cercò di rialzarsi, ma venne ucciso da un sergente a colpi di calcio di fucile alla testa I luoghi di culto furono saccheggiati e duecento cittadini vennero arrestati e tradotti nel carcere di Salerno con l’accusa di rivolta e di cospirazione.

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