L’ambulatorio medico un ‘tugurio’? Dispiace venga definita così un’ala nuova e funzionale

Il vicesindaco di Roscigno Bruno Ruotolo replica al manifesto di denuncia del consigliere Crispino Rizzo
ROSCIGNO. Non è tardata ad arrivare la replica del vice sindaco, Bruno Ruotolo, in merito al manifesto denuncia del consigliere di Opposizione, Crispino Rizzo, sull’ambulatorio del medico di base.
Rizzo replica che in una telefonata al vice sindaco, circa un mese fa, aveva fatto presente il problema ma che nulla è cambiato e continua a chiedere gli atti di idoneità del locale che sono mancanti nella documentazione da lui richiesta ed acquisita dal Comune, e sottolinea che non è necessario fare riferimento ad altro inoltre ribadisce una domanda secca e coincisa «C’è o non c’è la sala d’attesa per l’ambulatorio medico come previsto dalla legge? E a proposito di dignità. È dignitoso tenere la gente in un corridoio in balia delle correnti d’aria? La gente ne parla con me. Sono state le persone a farmi presente il problema, gli anziani si lamentano di sostare in un corridoio a morire di freddo, ma pare che a questa loro richiesta la Maggioranza faccia orecchio da mercante». Dal canto suo il consigliere di Opposizione Domenico Stasio dichiara «Queste tematiche vanno affrontate in Consiglio Comunale, è quello il luogo più idoneo per scardinare la questione. Rizzo e la Maggioranza portino in Consiglio gli atti e poi vediamo chi ha ragione». Nel manifesto denuncia Rizzo chiedeva delucidazioni su alcuni passaggi: i criteri che abbiano determinato il prezzo del fitto di locazione, le previe autorizzazioni- e queste ultime secondo il consigliere di Opposizione mancano-, chi abbia determinato il fitto, il perché vengano concesse gratuitamente le utenze, il perché si sia scelto di fare concorrenza ai cittadini che fittavano i locali a prezzo di mercato, secondo Rizzo nei mq concessi manca la sala d’attesa prevista per legge- «In questo caso risulta del tutto assente» commentava, la promiscuità dei locali ubicati nella vicinanza degli uffici comunali, il non rispetto della privacy degli ammalati e in ultimo una richiesta dell’autorizzazione sanitaria.