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Dodici parchi nazionali allo sbando, c’è anche quello del Cilento

Parchi nazionali allo sbando, tra questi anche quello del Cilento. Ecco la denuncia degli ambientalisti.

A cura di Comunicato Stampa
Pubblicato il 4 Novembre 2015
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Parchi nazionali allo sbando, tra questi anche quello del Cilento. Ecco la denuncia degli ambientalisti.

Metà dei parchi nazionali in Italia “è allo sbando”, vale a dire dodici su 24. Tre sono commissariati, altrettanti senza un presidente, in sei mancano i consigli direttivi e in cinque non c’è un direttore. Questione di nomine. A denunciarlo sono nove associazioni ambientaliste (Club alpino italiano, Centro turistico studentesco, Federazione nazionale Pro Natura, Italia Nostra, Legambiente, Lega italiana protezione uccelli, Mountain Wilderness, Touring Club Italiano e Wwf), che chiedono “un’azione immediata” al ministro dell’Ambiente.

Le associazioni hanno scritto al ministro Gian Luca Galletti, denunciando “un deficit di governance nei parchi nazionali” e chiedendo che siano garantiti “la piena funzionalità degli enti parco e obiettivi comuni per lo svolgimento armonico e coordinato su tutto il territorio nazionale delle azioni a tutela della biodiversità”.

La denuncia “dettagliata” sollecita un “intervento deciso, a cominciare dai tre parchi più esposti del Mezzogiorno”, cioè Vesuvio, Cilento e Sila, “da quasi due anni commissariati e privi di una guida autorevole e legittimata dal sostegno di un Consiglio direttivo inesistente al momento; tre parchi che costituiscono un presidio di legalità sul territorio”.

Nove parchi, affermano le associazioni, “non sono a regime”: Val Grande, Dolomiti Bellunesi e Gran Sasso sono senza presidenti, ma retti dai vicepresidenti espressione delle comunità locali. Cilento, Vesuvio, Sila, Pollino, Alta Murgia e Cinque Terre sono senza consigli direttivi. Majella, Alta Murgia, Circeo, Pollino e Gargano non hanno i direttori, ma sono retti da ‘facenti funzione’ senza i titoli previsti dalla legge. Il parco storico dello Stelvio (istituito 80 anni fa), poi, “si è deciso di degradarlo e tripartirlo tra le Province autonome di Trento e Bolzano e la Regione Lombardia”.

Le nove associazioni si dicono “preoccupate” per lo stato di “precarietà della governance” di alcuni parchi e sollecitano il ministro a “mettere tutti gli Enti parco nelle condizioni di poter operare a pieno campo”, attraverso pianificazione e programmazione, in un rapporto “proficuo con il territorio e la cittadinanza”. A Galletti chiedono di procedere alla nomine dei presidenti, scegliendo “figure di alto profilo, che soddisfino il criterio della competenza e vengano al più presto sanate le situazioni di affidamento a direttori ‘facenti funzione’, senza i titoli stabiliti dalla legge”.

E ancora, le associazioni chiedono “di indicare obiettivi omogenei di tutela della biodiversità validi per i parchi nazionali su tutto il territorio”, come previsto peraltro da due Circolari Ministeriali del 2012 e del 2013, in attuazione della Strategia Nazionale della Biodiversità, “e che siano promosse azioni nazionali strategiche” relative alla Convenzione Europea del Paesaggio e alla Carta Europea Turismo Sostenibile”.

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