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Un ponte che divide l’Italia? Intervista al Cavaliere Domenico De Rosa, CEO del Gruppo SMET

Ernesto Rocco

20 Dicembre 2024

Smet

Il Ponte sullo Stretto di Messina è un progetto infrastrutturale che da decenni alimenta il dibattito pubblico in Italia. L’opera dovrebbe collegare la Sicilia con la Calabria, attraversando lo Stretto di Messina, un tratto di mare di circa 3,3 chilometri. Il progetto ha suscitato entusiasmi e critiche ed è stato al centro di discussioni politiche, economiche e ambientali.

La storia del progetto affonda le radici nel XX secolo, ma solo negli anni ’90 prese forma un’ipotesi concreta: un ponte sospeso con una campata principale di 3.300 metri. Nel 2001, durante il governo Berlusconi, venne approvato un piano dettagliato e creata la “Società Stretto di Messina”, incaricata della realizzazione. Tuttavia, il progetto si scontrò con ostacoli quali opposizione ambientalista, sicurezza sismica, costi elevati e crisi economiche.

Il ponte, con torri alte 400 metri, avrebbe ridotto i tempi di attraversamento dagli attuali 30-40 minuti a meno di 10 minuti, favorendo lo sviluppo del Sud. Nonostante ciò, le controversie su impatto ambientale, sicurezza e sostenibilità economica ne hanno ostacolato il progresso.

Oggi, il progetto è sospeso, ma rimane simbolo di un’Italia divisa tra modernità infrastrutturale e realtà socio-politiche. È in questo contesto che abbiamo intervistato il Cavaliere Domenico De Rosa, CEO del Gruppo SMET, per esplorare le implicazioni attuali del ponte e delle recenti dotazioni finanziarie previste per questa infrastruttura.

D: Quest’anno, la manovra finanziaria ha previsto un’ingente dotazione per il Ponte sullo Stretto di Messina. Qual è la sua opinione in merito?

Cav. De Rosa: Come imprenditore del Mezzogiorno, non posso che accogliere positivamente l’enorme investimento destinato alle infrastrutture, soprattutto quando localizzate nel Sud del Paese. Questa parte d’Italia soffre ancora di un pesante ritardo infrastrutturale rispetto al Nord e al resto dell’Europa.

Il Ponte sullo Stretto di Messina rappresenta la voce più significativa di questa manovra, con una dotazione economica di oltre 13 miliardi di euro. È un intervento che arriva in un momento storico in cui l’industria è in frenata da troppo tempo e le prospettive sono preoccupanti, se non inquietanti. Il rischio più grande è che, pur avendo programmato e finanziato quest’opera, essa possa rimanere incompiuta a causa delle potenziali instabilità politiche che potrebbero influenzare il governo.

D: Parliamo dell’utilità concreta di questa infrastruttura: quale sarà l’impatto sul trasporto merci?

Cav. De Rosa: Dal punto di vista del trasporto intermodale, ritengo che ormai siano poche le merci che attraversano lo Stretto di Messina su gomma. Le autostrade del mare hanno già risolto questo problema in modo eccellente. Non è solo la Sicilia a beneficiare di queste rotte: basti pensare alle linee di cabotaggio nazionale che collegano il Nord e il Sud del Paese, come Salerno-Genova o Bari-Venezia. Inoltre, esistono numerosi collegamenti internazionali nel Mediterraneo che consentono di unire località lontane in modo semplice e competitivo per l’industria dell’export.

Il dibattito sul ponte, quindi, rimane aperto. Mentre la politica programma e finanzia, il vero nodo resta garantire che questa infrastruttura non resti un sogno incompiuto.

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