Le informazioni su queste due sante figure non compaiono nei Vangeli canonici, bensì nei vangeli apocrifi, testi considerati non ispirati da Dio e per questo esclusi dal Canone delle Scritture. Nonostante ciò, alcuni elementi ritenuti autentici sono stati accolti nella liturgia e nella pietà popolare.
Sant’Anna, il cui nome deriva dall’ebraico Hannah (“grazia”), era figlia del sacerdote Mathan, della stirpe di Davide. Originaria di Betlemme, sposò Gioacchino, anch’egli discendente della casa di Davide, uomo devoto e benestante, che durante le cerimonie al Tempio donava parte delle sue ricchezze al popolo e un’altra parte in offerta al Signore.
La storia secondo la tradizione
Secondo quanto narrato dai vangeli apocrifi, Anna e Gioacchino erano senza figli e, col passare del tempo, vennero emarginati a causa della loro sterilità. In quell’epoca, l’infertilità era considerata segno della mancanza di benedizione divina e impediva loro di presentare offerte al Tempio. Affranti, pregarono con fervore, finché un angelo annunciò loro la nascita di una figlia. Così nacque Maria, amata da Dio, come segno di gratitudine al Signore che aveva liberato la coppia dalla sterilità e restituito loro dignità.
Il culto nella storia
La venerazione dei santi Anna e Gioacchino si sviluppa in Oriente già dal VI secolo, attraverso preghiere, inni e omelie incentrati sulla Vergine Maria. Intorno al 550, l’imperatore Giustiniano fece costruire a Costantinopoli una chiesa dedicata a Sant’Anna. In Occidente, il culto si diffuse nel XII secolo, parallelamente all’aumento della devozione verso Maria. Nel 1378, papa Urbano VI autorizzò il culto di Sant’Anna in Inghilterra con la bolla “Splendor aeterne gloriae”. Successivamente, nel 1481, papa Sisto IV introdusse la sua festa nel Breviario Romano, fissando la data liturgica al 26 luglio, considerata il giorno della sua morte. Nel 1584, papa Gregorio XIII inserì la celebrazione nel Messale, estendendo la devozione a tutta la Chiesa. Anche San Gioacchino fu introdotto nel calendario liturgico da Giulio II nel 1510, seppur in una data diversa.
La riforma liturgica del 1969, seguente al Concilio Vaticano II, ha poi unificato la celebrazione dei genitori di Maria al 26 luglio. San Giovanni Crisostomo (344–407), arcivescovo di Costantinopoli, contribuì notevolmente alla diffusione della devozione verso Sant’Anna, in particolare in Oriente, mentre San Giovanni Damasceno (650–750) pronunciò un celebre elogio in occasione della natività di Maria, in cui esaltò i suoi genitori:
«Gioacchino ed Anna, beata sia la vostra coppia! […] Benedetto Gioacchino dal quale è uscito quel seme immacolato, benedetta Anna il cui grembo ha custodito Maria e l’ha data alla luce tutta santa, vergine nello spirito, nell’anima e nel corpo! Amen».
La devozione in Cilento
A Sant’Anna sono attribuiti numerosi patrocini: è invocata come protettrice delle donne incinte, delle partorienti e delle nutrici. Come colei che custodì Maria come un gioiello, è considerata patrona degli orefici, ma anche dei lavandai e delle ricamatrici, per il suo ruolo materno.
Nel Cilento e nel Vallo di Diano, numerose comunità celebrano Sant’Anna con grande devozione: Montano Antilia, Albanella, Capaccio, Futani, Monte San Giacomo, Rutino, Sala Consilina, Scario, Scorzo di Sicignano degli Alburni, Montesano sulla Marcellana.