
Alla vigilia della Giornata in memoria delle vittime della strada, che ricorre, oggi domenica 16 novembre, la presidente dell’Associazione Italiana Familiari Vittime della Strada, Teresa Astone, ha annunciato di non aver organizzato alcuna manifestazione commemorativa.
Una scelta sofferta, che ha già suscitato numerose reazioni. Le sue parole, incisive e senza filtri, denunciano una stanchezza profonda: quella di chi da anni combatte per la sicurezza stradale, spesso in solitudine.
Nel messaggio la presidente racconta la sensazione di inutilità che accompagna, anno dopo anno, le iniziative pubbliche: per quanto forti e simboliche, sembrano scivolare addosso al mondo.
Secondo lei, l’attenzione collettiva dura “un attimo”, poi tutto torna come prima: la vita riprende, l’indifferenza riemerge e il dolore rimane confinato alle famiglie che quelle perdite non potranno mai dimenticarle.
“Chi ha perso qualcuno continua a ricordare, a lottare, a pretendere sicurezza; gli altri restano spettatori, convinti che la tragedia sia sempre di qualcun’altro.
E mentre la memoria svanisce, le strade continuano a essere teatro di morte: nell’ultima settimana – ricorda – altri giovani sono rimasti vittime o feriti gravemente. Il silenzio è assassino.Le istituzioni parlano, promettono, ma non agiscono.
”La parte più tagliente del suo sfogo è rivolta alle istituzioni. La presidente denuncia ritardi, mancate decisioni, controlli insufficienti, leggi non applicate o troppo leggere. Ogni omissione, scrive, “ha un corpo sull’asfalto, una famiglia distrutta, una vita spezzata.
Perché la sicurezza stradale – afferma – non è un concetto astratto, ma responsabilità diretta di chi deve garantire norme efficaci, controlli rigorosi ed educazione costante”.
La decisione di non organizzare eventi nasce anche dalla consapevolezza che la partecipazione simbolica non è sufficiente: una piazza piena può commuovere, ma non salva una vita se poi, fuori da quella piazza, tutto resta uguale.
La presidente chiede un cambiamento concreto: più controlli, tolleranza zero per chi guida in modo irresponsabile, pene proporzionate, programmi seri di educazione stradale, interventi immediati sulle criticità note.
Il suo appello finale è un monito severo: ogni tragedia stradale non può più essere liquidata come “incidente”, come fatalità inevitabile. Dietro ogni morte c’è quasi sempre una violazione, una leggerezza, una distrazione, un comportamento che poteva essere evitato.
E c’è, soprattutto, la responsabilità di chi ha il potere di prevenire e intervenire. La presidente conclude così: “Fate il vostro dovere. Fatelo adesso. Non dopo l’ennesima vita spezzata.”