Secondo le stime più recenti, il sistema sanitario italiano si trova a un punto di svolta critico. Le proiezioni indicano che entro il 2027 il Paese dovrà fare i conti con un deficit di circa 30mila medici, un numero destinato a crescere ulteriormente nei prossimi anni. La situazione è ancora più allarmante per la categoria degli infermieri, duramente colpita da un elevato numero di pensionamenti e da una crescente tendenza a cercare opportunità lavorative all’estero. Entro il 2030, si prevede che andranno in pensione 35.600 medici e ben 66.670 infermieri.
La fuga dei cervelli e i numeri della crisi
Il fenomeno della fuga dei medici italiani verso l’estero è ormai una realtà innegabile che incide pesantemente sulla sostenibilità del sistema sanitario nazionale. I dati evidenziano che il 70% degli specializzandi italiani dichiara di voler cercare opportunità di lavoro fuori dai confini nazionali. Questo esodo contribuisce a un fabbisogno complessivo di circa 125.000 medici e 60.000 infermieri necessari per garantire l’efficienza del servizio.
La carenza di personale non si limita ai grandi centri, ma colpisce in maniera ancor più capillare le aree più periferiche, esacerbando le difficoltà di accesso alle cure per i cittadini.
Il caso della Campania e i problemi locali
In Campania, la situazione è particolarmente critica. Si registra una grave carenza di medici di famiglia, di medicina generale e specialisti per i pronto soccorso, dove i più giovani spesso evitano di lavorare a causa dei rischi e della mancanza di specializzazione specifica. Un esempio emblematico per quanto riguarda l’area di competenza dell’Asl Salerno è l’ospedale di Scafati, dove il pronto soccorso non è stato ancora attivato proprio per mancanza di personale. Ad Agropoli, invece, una unità di primo soccorso permette di arruolare anche medici senza specializzazione, nel tentativo di sopperire alle emergenze. Il problema della carenza di personale si intreccia con quello della scarsa attrattività di queste aree periferiche, considerate meno sicure (un grande ospedale dà certamente più garanzie di sicurezza) o difficili da raggiungere.
Le possibili soluzioni e il ruolo delle istituzioni
Per affrontare questa crisi, il direttore generale dell’ASL Salerno, Gennaro Sosto, durante il consiglio comunale di ieri ad Agropoli, ha invitato anche i comuni a collaborare offrendo servizi aggiuntivi ai nuovi assunti, come appartamenti gratuiti. L’azienda sanitaria, infatti, non può modificare gli stipendi, che sono regolati da normative nazionali. Dunque i piccoli ospedali e le aree disagiate non hanno alcuna attrattiva.
Sebbene alcune regioni abbiano valutato l’assunzione di medici extracomunitari, Sosto ha espresso cautela, affermando che è meglio non fidarsi, considerato che i medici stranieri hanno un’esperienza e una formazione diversa. La situazione è un circolo vizioso che sembra non avere vie d’uscita immediate, tanto che la stessa ASL di Salerno ha chiesto alla comunità del Cilento di proporre soluzioni.
Carenze diffuse: dalla guardia medica alla medicina generale
La crisi non risparmia altri settori cruciali della sanità, come la medicina generale e le guardie mediche. Il ricordo della tragica morte di una donna a San Mauro Cilento lo scorso gennaio, avvenuta a causa della mancata copertura di un turno della guardia medica, sottolinea l’urgenza del problema.
Per quanto riguarda i medici di famiglia, ne mancano 652 solo in questa regione, e oltre la metà dei professionisti in servizio ha già raggiunto il numero massimo di assistiti previsti, fissato a 1.500, con deroghe fino a 1.800.