«Qui finisce la democrazia». Una linea di demarcazione netta, proprio dove inizia il perimetro di Orria. Un gesto provocatorio, lungo la SP56a. Qualcuno, con uno spray rosso, lancia un segnale che richiama più il confine di un paese sotto regime autoritario.
Eppure, oltre quella scritta, c’è solo il piccolo centro cilentano, dove da tempo il dibattito politico si è surriscaldato, con una serie di accese critiche rivolte all’amministrazione comunale e al sindaco Agostino Astore.
I più inferociti sono i residenti della frazione Piano Vetrale, il paese dei murales, che negli anni ha acquisito anche maggiore notorietà rispetto al capoluogo. Da tempo la comunità, o parte di essa, si sente ignorata, messa in secondo piano, addirittura penalizzata.
E poi ci sono quei cittadini che si sentono addirittura perseguitati (chissà se a ragione) dall’amministrazione comunale, nonostante abbiano tentato di fare impresa in un territorio, quello del Cilento interno, dove già aprire un’attività è cosa complicata.
Il caso della chiusura di un’attività commerciale
Una delle vicende che ha acceso maggiormente il confronto pubblico riguarda la chiusura di un’attività commerciale a Piano Vetrale. Nel 2020, l’amministrazione precedente, guidata da Mauro Inverso, aveva concesso un permesso di costruire in sanatoria per il cambio di destinazione d’uso del locale, a seguito di tutti i pareri necessari, compresi quelli della Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici e dell’Ente Parco Nazionale del Cilento. Nel 2024, tuttavia, l’attuale amministrazione ha revocato il permesso in seguito a una sentenza del Consiglio di Stato. Tale decisione è stata presa nonostante il contenzioso, promosso da un altro esercente, avesse visto il ricorrente rinunciare alla domanda cautelare nel 2022. Il Comune, pur essendo stato citato in giudizio, scelse di non costituirsi.
Il contenzioso legale e la sentenza del Tar
Nel settembre 2024, il SUAP Cilento ha emesso un provvedimento di sospensione immediata dell’attività. In risposta, il titolare ha presentato un’istanza cautelare al TAR Campania, che è stata accolta. Successivamente, pur avendo ottenuto pareri favorevoli dalla Commissione Locale per il Paesaggio e dalla Soprintendenza dei Beni Culturali, il Comune ha emesso un preavviso di diniego e ha disposto la chiusura definitiva dell’attività.
Il titolare ha nuovamente fatto ricorso al TAR, con il Comune che ha continuato ad opporsi anche legalmente. Con una sentenza pubblicata il 12 giugno 2025, il tribunale amministrativo ha accolto il ricorso, annullando i provvedimenti comunali e ordinando l’esecuzione della sentenza.
L’appello al Consiglio di Stato e le spese legali
Nonostante la chiara indicazione del TAR, il Comune di Orria non si è fermato nella battaglia dinanzi ai giudici amministrativi, ma ha anche presentato appello al Consiglio di Stato, chiedendo la sospensione degli effetti della pronuncia di primo grado.
Per questo nuovo giudizio, è stato conferito un ulteriore incarico legale e ad oggi la battaglia, che ha già comportato per il Comune spese legali per oltre 15.000 euro, prosegue
La vicenda rimane aperta, in attesa della decisione definitiva del Consiglio di Stato.
Intanto il paese si divide, si anima, si scontra. La tensione sale e chi aveva scelto di fare impresa si chiede il perché di queste azioni e intanto si trova a fare i conti con un’attività chiusa da tanto, troppo tempo. Dal suo canto l’amministrazione comunale resta in silenzio.