La notte tra il 10 e l’11 agosto 2015, un masso caduto dalla parete rocciosa del Ciclope colpì mortalmente Crescenzo Della Ragione, 27 anni, originario di Mugnano di Napoli. Il giovane si trovava davanti all’ingresso della discoteca, pronto a entrare con gli amici, quando fu travolto dalla pietra. Una tragedia che segnò profondamente la comunità locale.
Il padre di Crescenzo, Antonio Della Ragione, ha sempre chiesto giustizia: «Mio figlio è stato ammazzato per soldi», ha dichiarato più volte.
L’inchiesta e il processo
Le indagini condotte dalla Procura di Vallo si sono concluse nel 2017 con la richiesta di rinvio a giudizio per dieci persone. Il processo è iniziato nel febbraio 2019, con un unico imputato: il titolare della discoteca, la cui condanna è stata confermata nel maggio 2024.
Durante l’udienza preliminare, il buttafuori napoletano che aveva scelto il rito abbreviato è stato condannato a un anno e sei mesi per favoreggiamento, accusato di aver fatto sparire il masso che uccise Crescenzo.
Per altri otto imputati — tra cui due ex sindaci, tre vigili urbani e due tecnici — è stato disposto il non luogo a procedere.
La presenza della famiglia
In aula, sono sempre stati presenti Antonio Della Ragione e Anna Simeoli, genitori di Crescenzo, rappresentati dagli avvocati Domenico e Felice Lentini.
La fine della discoteca Il Ciclope
Nel luglio di quattro anni fa si è chiuso l’ultimo capitolo della vicenda: il Consiglio di Stato ha disposto il ritorno al Comune della Grotta della Caprara e delle aree adiacenti, sancendo la fine della storica discoteca Il Ciclope.