La nostra regione continua a essere afflitta dalla piaga degli incendi, che ogni estate devastano il territorio, dal Sarnese al Cilento. I dati del nuovo report di Legambiente, intitolato “L’Italia in fumo” e diffuso oggi, dipingono un quadro allarmante. Dal 1° gennaio al 18 luglio 2025, nella Penisola si sono verificati 653 incendi, che hanno mandato in fumo 30.988 ettari di territorio, equivalenti a 43.400 campi da calcio. Ciò si traduce in una media di 3,3 incendi al giorno, con una superficie media bruciata di 47,5 ettari per evento.
Il bilancio regionale: la Campania tra le aree più colpite
La situazione in Campania è particolarmente critica. Nei primi sette mesi del 2025, sono andati in fumo 1926 ettari di territorio a causa di 77 incendi. Preoccupano anche i roghi scoppiati in aree naturali, dove sono stati distrutti 738 ettari in 27 incendi. Legambiente sottolinea come il Paese paghi lo scotto di ritardi nella prevenzione, acuiti dalla crisi climatica che amplifica il rischio di incendi boschivi, e dall’assalto delle ecomafie e degli incendiari.
Secondo l’ultimo Rapporto Ecomafia, nel 2024 sono stati contestati dalle forze dell’ordine – Carabinieri Forestali e Corpi Forestali Regionali – 3.239 reati legati agli incendi (boschivi, di vegetazione, dolosi, colposi e generici) a livello nazionale. La Campania si posiziona al terzo posto a livello nazionale, dopo Calabria e Puglia, con 391 reati, registrando un aumento del 9% rispetto al 2023. Sono state denunciate 38 persone (contro le 28 del 2023) e sono stati effettuati 5 arresti. A livello provinciale, Salerno si colloca al secondo posto a livello nazionale, dopo Cosenza, con 203 reati e un incremento dell’11% rispetto ai dati del 2023.
L’appello di Legambiente
Francesca Ferro, direttrice di Legambiente Campania, ha dichiarato: “La prevenzione e il contrasto degli incendi boschivi si basano su interventi e azioni efficaci a terra, richiedendo un investimento concreto in pianificazione e programmazione. È fondamentale adottare una gestione integrata degli incendi che copra tutte le fasi: prevenzione e preparazione, lotta attiva e ricostituzione post-incendio con soluzioni a lungo termine. Questo approccio implica una pianificazione strategica, l’educazione della comunità e una gestione forestale attiva per ridurre l’infiammabilità della vegetazione”.
Ferro ha inoltre evidenziato la necessità di “promuovere e remunerare i servizi ecosistemici, sostenendo e rivitalizzando le comunità rurali nelle aree interne e montane affinché possano riappropriarsi di una funzione di presidio territoriale. Allo stesso tempo è importante applicare la normativa vigente per arginare qualsiasi ipotesi di speculazione futura sulle aree percorse dal fuoco, ed estendere le pene previste per il reato di incendio boschivo a qualsiasi rogo. È cruciale rafforzare le attività investigative per individuare i diversi interessi che spingono ad appiccare il fuoco, anche in modo reiterato. L’analisi approfondita dei luoghi colpiti e dei punti d’innesco accertati può costruire una mappa investigativa essenziale per risalire ai responsabili”.
Le proposte
Di fronte a questo scenario critico, Legambiente ha presentato un pacchetto di 12 proposte e 5 buone pratiche da replicare a livello nazionale. Le richieste chiave includono: il miglioramento del coordinamento istituzionale e il coinvolgimento degli enti competenti per la gestione forestale; l’integrazione delle strategie di adattamento con la pianificazione forestale e antincendio; la garanzia di una gestione sostenibile delle zone rurali e l’adozione del pascolo prescritto per la prevenzione; il coinvolgimento dei cittadini attraverso Fire smart community e Fire smart territory; l’aggiornamento di dati e statistiche e l’attuazione del catasto delle aree percorse dal fuoco.
Ulteriori proposte mirano a favorire il ripristino ecologico delle aree bruciate, integrare la pianificazione urbanistica con la prevenzione degli incendi, potenziare i presidi dello Stato nella lotta ai roghi, estendere le pene per il reato di incendio boschivo a ogni tipologia di incendio, migliorare l’applicazione delle norme e rafforzare i divieti nazionali e regionali. L’obiettivo è colmare la frammentazione delle competenze tra Stato, Regioni ed enti locali attraverso una strategia e una governance integrata, elementi che Legambiente ritiene ad oggi mancanti.