Si è conclusa l’indagine preliminare relativa a una complessa frode fiscale scoperta dalla Guardia di Finanza di Agropoli, che ha interessato 21 persone e un totale di 269 persone indagate in tutta Italia. L’operazione, denominata “Fidelity Card”, ha portato alla luce un presunto sistema di evasione fiscale e riciclaggio, con un volume d’affari illeciti stimato in oltre 57 milioni di euro.
Gli indagati e le contestazioni
Tra i principali indagati figurano due ex ministri della Repubblica, un alto funzionario del Mef, il consigliere comunale di Agropoli Massimo La Porta, e un noto imprenditore cilentano, Concordio Malandrino, attualmente all’estero.
Le accuse spaziano dall’associazione per delinquere finalizzata all’emissione di fatture false, indebita compensazione e autoriciclaggio, all’utilizzo di crediti d’imposta inesistenti. Le indagini hanno rivelato che il presunto meccanismo fraudolento ha beneficiato di vantaggi fiscali illeciti e ha riportato importi delle imprese, che avrebbero usufruito dei crediti d’imposta.
Il modus operandi
L’organizzazione criminale, stando alle accuse, era strutturata in modo da falsificare documentazione per ottenere agenti e crediti d’imposta derivanti dalla formazione del personale. In un caso specifico, la società coinvolta aveva incassato circa un milione di euro su un monte del dieci milioni di euro, generati artificialmente. Questa società, che si presentava come una rete strutturata e capillare, con ramificazioni in tutta Italia, simulava la formazione del personale attraverso certificazioni e assenze fittizie, mirando a beneficiare di incentivi pubblici.
Si stima che la frode abbia sfruttato le normative locali in materia di incentivi alla formazione. Le aziende coinvolte nell’indagine, per lo più italiane, erano operanti nel settore della portualità e delle telecomunicazioni. Il Gip ha fissato l’udienza preliminare per il prossimo 20 novembre, dove si deciderà il rinvio a giudizio. L’inchiesta ha portato al sequestro preventivo di crediti ritenuti illeciti per un valore complessivo di 57 milioni di euro, confermando la gravità del quadro indiziario.