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Il Cavaliere Domenico De Rosa: “Bilancio UE da 2000 miliardi: lacrime, sangue e retorica green ma i dazi, dicono, sono il vero pericolo”

Ernesto Rocco

18 Luglio 2025

Domenico De Rosa

Nel pieno delle tensioni internazionali su dazi, trattati e guerre commerciali, il Cavaliere Domenico De Rosa, CEO del Gruppo SMET, prende una posizione netta contro la Commissione Europea, accusandola di aver danneggiato concretamente l’export italiano più di quanto non abbiano fatto le misure annunciate dall’amministrazione Trump.

Nel tempo in cui i dazi vengono percepiti come minacce e i proclami di Trump agitano il sonno degli esportatori europei, è necessario che qualcuno dica la verità: le politiche della Commissione Europea, cieche e autoreferenziali, hanno fatto più danni concreti al nostro export di quanto possano fare le ancora annunciate correzioni dell’America trumpiana”, afferma il Cav. De Rosa.

Il Ceo di Smet sottolinea come, nonostante i toni spesso provocatori dell’ex presidente americano, gli Stati Uniti restino un Paese pragmatico che agisce per tutelare il proprio interesse nazionale.

Trump — al netto del suo stile — ha sempre dichiarato l’intenzione di ristabilire rapporti commerciali fondati sulla reciprocità, sul rispetto della sovranità industriale, sulla necessità di porre limiti al dumping cinese e alle derive speculative della finanza globale. Che poi questo significhi rimettere mano ai dazi o rinegoziare trattati, non è uno scandalo: è politica commerciale, quella vera”, prosegue il Cavaliere De Rosa. “Bruxelles ha costruito una prigione normativa per le imprese”

Più che le politiche americane, per il Cavaliere De Rosa è l’approccio ideologico dell’Unione Europea a rappresentare un ostacolo concreto alla competitività delle imprese italiane.

Sotto la retorica della ‘transizione verde’ e dell’‘autonomia strategica’, Bruxelles ha costruito una prigione normativa per le imprese, soffocandole sotto montagne di regolamenti, obblighi di sostenibilità, etichette climatiche e vincoli ambientali. E questi colpiscono proprio i settori dove l’Italia eccelle: agroalimentare, moda, automotive, meccanica di precisione”, denuncia. “L’Italia esporta nonostante Bruxelles, non grazie a Bruxelles”

L’imprenditore sottolinea il paradosso di un’Unione Europea che rende difficile esportare proprio verso i mercati che più apprezzano il Made in Italy.

Mentre l’America rinegozia, l’Europa rinnega. Rinnega la propria industria, il proprio passato manifatturiero, il proprio ruolo nel mondo. L’Italia esporta verso gli Stati Uniti eccellenze riconosciute e richieste — dal vino ai macchinari — ma lo fa ostacolata più da Bruxelles che da Washington”, afferma.

Le critiche si estendono anche al bilancio europeo da oltre 2000 miliardi, che secondo il Cavaliere De Rosa manca totalmente l’obiettivo di sostenere l’impresa reale.

Non si parla di crescita economica, di innovazione industriale, di competitività. Si parla di riarmo e gestione dell’immigrazione. È un cortocircuito che grida vendetta. Un’Europa che non riesce a difendere il proprio apparato industriale ora scopre la vocazione militare. Un’Unione che ha demolito i confini economici interni ora finanzia miliardi per affrontare flussi migratori che essa stessa ha contribuito a generare”, dichiara con amarezza. “Il vero dazio? Lo paghiamo ogni giorno a Bruxelles”

Conclude con una riflessione netta sul cambiamento degli scenari globali e sulla miopia strategica europea.

La globalizzazione come l’abbiamo conosciuta è finita. Chi lavora ogni giorno con merci, navi, porti e dogane lo vede: il mondo si sta riorganizzando su logiche nuove, fondate sulla prossimità, sulla sicurezza, sulla resilienza delle catene del valore. Gli Stati Uniti lo hanno capito, l’Asia lo sapeva già. L’Europa, invece, gioca a fare la potenza, dimenticando di essere prima di tutto un mercato e una civiltà produttiva”, afferma.

Infine, l’appello: “Noi imprenditori italiani sappiamo competere, ovunque. Ma abbiamo bisogno di respirare. E se oggi qualcuno teme i dazi americani, io dico che il vero dazio lo stiamo già pagando, ogni giorno, a Bruxelles. Un dazio fatto di burocrazia, di miopia strategica e di priorità rovesciate. Il futuro non si costruisce con le dichiarazioni di principio, ma con una logistica forte, una manifattura viva e una politica commerciale intelligente. Su questi terreni, purtroppo, la Commissione Europea ha già perso il passo”.

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