Il 17 luglio 1824 nasceva a Laurino Agostino Magliani, figura di primo piano nella storia politica italiana. In ben dieci occasioni ricoprì la carica di Ministro: due volte nei governi Carioli, sette nei governi De Pretis e una nel governo Crispi. Suo padre era Luigi Magliani, sua madre Pascasia Scairato.
Dopo aver studiato giurisprudenza all’Università di Napoli, iniziò la sua carriera nell’amministrazione finanziaria del Regno delle Due Sicilie, diventando nel 1848 capo della Tesoreria dello Stato. Dopo l’Unità d’Italia, continuò il suo percorso nella nuova amministrazione, rivestendo incarichi di rilievo: fu promosso segretario generale del Ministero delle Finanze dal ministro Quintino Sella, e in seguito diventò Segretario generale della Corte dei Conti.
Tra Senato e Ministeri
Nel 1871 fu nominato senatore da Vittorio Emanuele. Il suo primo incarico da Ministro arrivò nel 1878. Tra Tesoro e Finanze, servì per dieci mandati. In questo periodo fu lui a concepire l’idea di affidare ai Monopoli di Stato la distribuzione del “Chinino di Stato”.
Magliani è ricordato soprattutto per la cosiddetta “finanza allegra”, in contrasto con la “politica della lesina” di Quintino Sella: una gestione espansiva della spesa pubblica che, dal 1885, contribuì ad aumentare il deficit. Per contenerlo, adottò politiche protezionistiche, tipiche della Sinistra dell’epoca, introducendo dazi doganali più alti sulle merci estere per tutelare l’industria italiana nascente.
La nuova tariffa del 1887 colpì anche i prodotti agricoli, avvantaggiando l’industria del Nord ma innescando una “guerra doganale” con la Francia, che rispose bloccando le importazioni di prodotti agricoli italiani. Questo, unito alla crisi agraria e ai costi delle campagne coloniali in Africa, attirò critiche da esponenti sia di Destra che di Sinistra, inducendolo a lasciare i Ministeri.
Gli ultimi anni
Agostino Magliani morì il 20 febbraio 1891 a Roma. Fu anche Presidente del Consiglio Provinciale di Salerno. Era sposato con Francesca Gambacorta, pittrice e appartenente a una famiglia nobile, che gestì uno dei salotti romani più importanti dell’epoca.