Nel contesto della trasformazione urbana orientata alla sostenibilità e all’innovazione, l’accessibilità degli spazi pubblici rappresenta una delle sfide più rilevanti per le amministrazioni locali, i progettisti e i policy maker. La realizzazione di ambienti inclusivi, capaci di garantire pari opportunità di fruizione a tutte le persone, indipendentemente da età, condizione fisica o sensoriale, non è solo un obiettivo etico e sociale, ma una componente imprescindibile della pianificazione urbana contemporanea. In particolare, l’accessibilità degli edifici pubblici – scuole, ospedali, musei, uffici amministrativi – assume un ruolo centrale nella definizione delle cosiddette città del futuro.
Principi di accessibilità universale
Affinché uno spazio sia effettivamente accessibile, occorre andare oltre la semplice conformità normativa. Il concetto di universal design, sviluppato a partire dagli anni Novanta, suggerisce che un ambiente ben progettato debba poter essere utilizzato nel modo più ampio possibile, da chiunque, senza necessità di adattamenti successivi. Tale approccio richiede una progettazione integrata e lungimirante, capace di considerare le molteplici esigenze di persone con disabilità motorie, sensoriali o cognitive, ma anche di anziani, bambini e utenti temporaneamente limitati.
Nel caso degli edifici pubblici, ciò implica soluzioni architettoniche e impiantistiche che garantiscano percorsi continui, segnaletica chiara e leggibile, servizi igienici accessibili, rampe, ascensori, e sistemi di assistenza per l’orientamento e la comunicazione. Elementi che devono essere inseriti già nella fase progettuale e non considerati come interventi correttivi successivi.
L’importanza della pianificazione pubblica
Un ruolo molto importante è svolto dagli strumenti di pianificazione e programmazione urbana. I Piani per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA) rappresentano uno degli strumenti più efficaci per garantire interventi sistemici e non frammentari. Si tratta di documenti tecnici redatti dai comuni che censiscono le criticità esistenti negli spazi pubblici e definiscono le priorità di intervento, indicando tempistiche, costi e fonti di finanziamento. La loro adozione non è obbligatoria, ma fortemente raccomandata dal legislatore e dagli organismi internazionali.
Parallelamente, i concorsi di progettazione e gli appalti pubblici devono contenere criteri stringenti in materia di accessibilità, premiando soluzioni innovative che coniughino estetica, funzionalità e inclusività.
Incentivi fiscali e risorse disponibili
La normativa italiana ha introdotto negli ultimi anni misure specifiche per favorire l’accessibilità del patrimonio edilizio esistente, con particolare attenzione agli edifici condominiali e pubblici. In questo ambito si colloca l’eliminazione delle barriere architettoniche come intervento agevolabile con una detrazione IRPEF pari al 75%, prevista dall’art. 119-ter del Decreto Rilancio (DL 34/2020) e prorogata fino al 31 dicembre 2025. Gli interventi ammissibili comprendono non solo l’installazione di rampe, ascensori e servoscala, ma anche soluzioni di automazione degli impianti che facilitano l’accesso e la mobilità interna. La misura si applica sia agli edifici esistenti sia a quelli di nuova costruzione, a condizione che siano rispettati i requisiti tecnici previsti dalla normativa.
Soluzioni tecniche e costi da considerare
L’adeguamento di un edificio pubblico in funzione dell’accessibilità richiede un’attenta valutazione tecnico-economica. Tra gli interventi più richiesti vi è l’installazione di impianti elevatori, in grado di connettere tutti i piani dell’edificio e garantire un accesso continuo e sicuro. In questo contesto, è lecito domandarsi quanto costa installare un ascensore in un edificio pubblico: il costo può variare sensibilmente in base alla tipologia (a vano muratura, esterno, a piattaforma), all’altezza servita, agli eventuali vincoli architettonici o paesaggistici, e alle tecnologie adottate (elettriche o idrauliche). In media, si può prevedere una forbice tra i 15.000 e i 40.000 euro, con ulteriori costi legati alla manutenzione ordinaria e straordinaria.
Verso una cultura dell’accessibilità
Oltre agli aspetti tecnici e normativi, è necessario promuovere una cultura dell’accessibilità, fondata sulla consapevolezza del diritto alla mobilità e alla partecipazione attiva di ogni cittadino. L’accessibilità non deve essere percepita come una concessione alle persone con disabilità, ma come un indicatore del livello di civiltà e progresso di una società. Le città del futuro, per essere davvero tali, dovranno essere progettate a partire dai bisogni dei più vulnerabili, per diventare accoglienti, fruibili e inclusive per tutti.