Cronaca

Maxi-frode sui crediti d’imposta, 8 misure cautelari. Carcere per Concordio Malandrino

I soggetti sono indagati a vario titolo per associazione per delinquere dedita alla commissione di reati tributari concernenti l'indebita compensazione di crediti d'imposta inesistenti, il riciclaggio, l'autoriciclaggio

Comunicato Stampa

10 Giugno 2025

Il Tribunale di Salerno Sezione Riesame, in accoglimento di appello proposto dalla Procura della Repubblica avverso una ordinanza di rigetto del giudice per le indagini preliminari, ha emesso 8 misure cautelari personali (una in carcere, quattro agli arresti domiciliari, tre obblighi di dimora), a carico di altrettanti soggetti indagati, a vario titolo, per associazione per delinquere dedita alla commissione di reati tributari concernenti l’indebita compensazione di crediti d’imposta inesistenti, il riciclaggio, l’autoriciclaggio, oltre che l’intestazione fittizia di beni. Come già evidenziato, l’iniziale richiesta era stata rigettata per difetto di esigenze cautelari.

Gli indagati

A carico di tre indagati è stata ritenuta anche l’aggravante di avere commesso il fatto nell’esercizio delle attività di consulenza fiscale. In particolare, sono stati disposti gli arresti in carcere nei confronti di Concordio MALANDRINO, gli arresti domiciliari per altri 4 indagati, Francesco CONTE, Antonio DE FILIPPO, Damiano LA TORRACA e Angelo Raffaele ALFIERI nonché l’obbligo di dimora nel Comune di residenza per altre tre persone Francesca FINIZOLA, Giuseppe PERRUOLO e Gaetano PERRONE Secondo la ricostruzione operata da questo Ufficio, Concordio MALANDRINO, l’Avvocato Francesco CONTE e Antonio DE FILIPPO sarebbero promotori di una struttura organizzata in grado di predisporre e fornire, ad un numero indeterminato d’imprese, tutta la documentazione necessaria per poter beneficiare di crediti d’imposta connessi agli investimenti nel Mezzogiorno, mediante l’acquisto di software basati sulla tecnologia blockchain, con la quale sarebbero stati fatti fittiziamente apparire investimenti di imprese, cosi venendo a crearsi crediti d’imposta inesistenti che sarebbero stati indebitamente compensati dai soggetti economici che si rivolgevano al sodalizio.

Il ruolo di Malandrino

Rilevante, in particolare, secondo la ricostruzione accusatoria, sarebbe il ruolo di MALANDRINO, già destinatario di un analogo provvedimento cautelare emesso dal Tribunale di Vallo della Lucania non eseguito in ragione della sua permanenza a Dubai, il quale avrebbe messo a disposizione una sua società di diritto inglese per “vestire” i contratti con i quali venivano effettuati gli acquisti di software. Gli ulteriori approfondimenti investigativi, svolti attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, l’esame di copiosa documentazione bancaria e contabile, oltre all’analisi del contenuto di dispositivi mobili oggetto di copia forense, hanno consentito di contestare ruoli e contributo dato dai singoli indagati all’associazione per realizzare i propri scopi illeciti.

Sulla base del compendio probatorio acquisito, si è ritenuto che ALFIERI, PERRUOLO e PERRONE, quali commercialisti e consulenti fiscali sarebbero stati incaricati di compilare e trasmettere all’Agenzia dell’Entrate le necessarie comunicazioni propedeutiche alla fruizione di crediti d’imposta mentre l’avvocato FINIZOLA, collaboratore di studio dell’avvocato Francesco CONTE, si sarebbe occupato della predisposizione dei contratti di fornitura del software e dell’emissione delle false fatturazioni da porre a formale giustificazione delle conseguenti movimentazioni bancarie.

Complessivamente, gli accertamenti condotti avrebbero portato alla luce il coinvolgimento di oltre 200 persone giuridiche operanti su tutto il territorio nazionale che utilizzando il software messo a disposizione da Concordio MALANDRINO avrebbero effettuato gli investimenti nella tecnologia blockchain per un importo complessivo superiore ai 62 milioni di euro, generando crediti d’imposta fittizi per un valore pari a circa 60 milioni di euro.

“Si evidenzia che il richiamato provvedimento cautelare è stato emesso sulla base degli elementi probatori acquisiti in fase di indagini preliminari, pertanto, in attesa di giudizio definitivo, sussiste la presunzione d’innocenza. In particolare, il provvedimento del Tribunale per il riesame è soggetto a ricorso per cassazione e non è, pertanto, esecutivo”.

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