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Capaccio, cambio di denominazione: opposizione diffida De Luca

Secondo De Caro, Tarallo, Cetta e Pagano è necessario indire nuovamente il referendum per il cambio di denominazione.

Redazione Infocilento

7 Aprile 2016

Secondo De Caro, Tarallo, Cetta e Pagano è necessario indire nuovamente il referendum per il cambio di denominazione.

CAPACCIO. I consiglieri di opposizione Gennaro De Caro, Franco Tarallo, Pasquale Cetta e Nino Pagano hanno inviato una nota al Presidente della Repubblica, al Presidente della giunta Regionale Vincenzo De Luca e ai consiglieri regionali chiedendo di non ratificare la proposta cambio di denominazione del comune di Capaccio. In particolare i quattro consiglieri chiedono “cautela ed attenzione per la valutazione dell’eventuale approvazione del testo della proposta di legge per il cambio di denominazione del comune di Capaccio in Capaccio Paestum”. Secondo la minoranza “siamo di fronte a un nuovo disegno di legge per il quale sussiste l’obbligo di osservare l’intera procedura prevista dalla legge regionale n.54 del 29.10.1974, incluso l’espletamento del referendum consultivo tra la popolazione di Capaccio, previsto dall’articolo 14 dello Statuto regionale”. Ciò imporrebbe un nuovo referendum.

Il consiglio comunale di Capaccio ha approvato lo scorso 31 marzo il cambio di denominazione con 8 voti favorevoli e 5 contrari (hanno disertato la seduta). “Nel corso della suddetta seduta consiliare – scrivono De Caro, Tarallo, Cetta e Pagano – fra le accese discussioni, veniva, tra l’altro, asserito che, con l’espressione del parere del Consiglio comunale, l’iter poteva ritenersi concluso dal momento che, nel frattempo, con il collegato alla finanziaria regionale del marzo scorso, era stata approvata un’aggiunta all’art.9 della L.R. n.25 del 30.04.1975 di un comma (il 2 bis) che rendeva non più necessario il referendum consultivo tra la popolazione; impedendo dunque che i cittadini capaccesi potessero dire la loro su questo processo di stravolgimento posto in essere dal sindaco in carica”.

“In realtà – spiegano i consiglieri – il nuovo codicillo prevede che In caso di elezione del nuovo Consiglio regionale sono fatti salvi… i risultati dei referendum consultivi già svolti nel biennio precedente alle elezioni del nuovo Consiglio…”. Per i consiglieri, “in ragione del principio tempus regit actum, non può evitare l’espletamento del referendum consultivo”. Quindi sarebbe necessario un nuovo referendum.

“Ritenuto, pertanto, attesa la delicatezza del tema trattato, di invocare il rispetto del corretto procedimento e del principio democratico dell’autonomia locale, oltre al riguardo delle prerogative che spettano ai singoli rappresentanti del corpo elettorale locale, ai quali bisogna restituire larga, piena e libera manifestazione della volontà decisionale e che, peraltro, è necessario prevenire conflitti che cominciano già ad affiorare tra la popolazione e che potrebbero minare alla radice la tenuta stessa del tessuto sociale cittadino diffidiamo il presidente del Consiglio regionale e i consiglieri regionali a non procedere nella discussione e nella eventuale approvazione della proposta di legge prima dell’avvenuto espletamento della consultazione referendaria prevista per legge. Il tutto affinché vengano tutelati e rispettati i diritti e l’attività non solo degli scriventi, ma dell’intera popolazione capaccese, oltre che garantite la correttezza, l’efficienza, l’efficacia e l’economicità dell’operato della Commissione e del Consiglio regionale intero, la cui inosservanza potrebbe dare adito a più che probabili contese di carattere giurisdizionale”, concludono i quattro consiglieri di minoranza.

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