Cilento

Minoranza accusa: “Comune di Ascea verso il dissesto”

"Il Comune di Ascea è ufficialmente in condizioni di deficit finanziario"

Redazione Infocilento

13 Aprile 2021

Riceviamo e pubblichiamo, di seguito, nota stampa del gruppo di minoranza Fare Ascea firmato dai consiglieri Egidio Criscuolo,
Caterina Cammarano, Mariateresa Di Martino e Lucia Graziuso in merito alla situazione finanziare del Comune. Ecco la nota:

Il Comune di Ascea è ufficialmente in condizioni di deficit finanziario. Il consiglio comunale del 12 Aprile 2021 ha certificato che la situazione economica dell’Ente è talmente grave da dover ricorrere alla procedura di riequilibrio finanziario, che è il passo che precede il dissesto vero e proprio. Si scrive Piano di Riequilibrio Finanziario Pluriennale, si legge pre-dissesto.

La relazione del Responsabile del Servizio Finanziario è impietosa e certifica un ammanco di oltre 5 milioni di euro sul bilancio consuntivo 2019 dovuto all’adeguamento del Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità a seguito dei controlli effettuati dalla Corte dei Conti per gli anni 2017, 2018 e 2019.

I segnali c’erano tutti, sono stati più volte evidenziati ma l’amministrazione ha deciso di ignorarli: il costante aumento dei tributi negli ultimi due anni (a partire da IMU e addizionale IRPEF); l’aumento incontrollato dei residui attivi; le cartelle pazze e gli oneri di urbanizzazione gonfiati; l’incapacità cronica di riscuotere i tributi e recuperare i crediti; i ritardi nei pagamenti delle fatture dei fornitori, ben oltre i 30 giorni previsti dalla normativa per la pubblica amministrazione; le spese per il contenzioso in continuo aumento;

In sintesi, a causa della gestione allegra e irresponsabile delle casse pubbliche l’Ente non riesce a garantire il pareggio di bilancio in quanto ha assunto impegni economici per una somma complessiva di 5.222.254,81 € (ancora non definitiva) che non è in grado di onorare con certezza.

Si riportano di seguito alcuni estratti significativi della relazione del Responsabile del Servizio Finanziario, utili a comprendere la gravità della situazione: “Il disavanzo di amministrazione è di entità tale da non poter essere ripianato sul prossimo redigendo bilancio di previsione 2021/2023 … La situazione economico-finanziaria dell’Ente presenta requisiti di criticità tali da rendere necessario il ricorso alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale secondo le modalità e i limiti temporali previsti dall’articolo 243-bis del d.l. n. 267/2000 … Il ricorso alla procedura di riequilibrio appare configurato come strumento ordinamentale aggiuntivo volto a prevenire lo stato di dissesto”.

Il castello di carta della buona e responsabile amministrazione costruito in questi anni crolla inesorabilmente di fronte all’evidenza di una situazione finanziaria così disastrosa, emblema della cattiva gestione dell’Ente.

L’osservatorio sulla finanza e la contabilità degli enti locali del Ministero dell’Interno ha elaborato un documento che individua le principali cause di criticità nella gestione finanziaria degli enti locali. La più rilevante e diffusa è la cattiva amministrazione: gli amministratori tendono a celare le problematiche dell’ente che amministrano, sia per le conseguenze che avrebbero nel caso si avviasse il procedimento di dissesto, sia per le problematiche relative all’immagine che tale procedimento comporta. Ed è proprio questo il caso di Ascea.

Tra i tanti interrogativi che una situazione del genere solleva, esiste un’unica certezza: la responsabilità di questa situazione è imputabile esclusivamente all’attuale amministrazione, che è in carica dal 2014. La situazione è venuta a galla a seguito della procedura di controllo avviata dalla Corte dei Conti per gli anni 2017, 2018, 2019. Non è più possibile scaricare la colpa sui debiti di chi ha amministrato prima, perché con l’approvazione della procedura di ripiano trentennale del disavanzo durante il precedente mandato il bilancio è stato ripulito dalle situazioni pregresse.

E non c’entra nemmeno la pandemia, perché la situazione si riferisce al bilancio del 2019, quando ancora non si sapeva nemmeno dell’esistenza del COVID-19.

Eppure sono stati utilizzati tutti gli strumenti a disposizione per cercare di nascondere la situazione in questi anni: il ripiano trentennale del disavanzo nel passaggio alla contabilità armonizzata; la rinegoziazione dei mutui per avere maggiore liquidità disponibile; l’aumento delle tariffe dei parcheggi, fino all’ultima disperata mossa di far pagare anche l’accesso alle spiagge libere.

Adesso le conseguenze degli errori e dell’irresponsabilità di questa amministrazione le dovranno pagare i cittadini. E sarà un boccone amaro da digerire negli anni a venire.

Il Piano di Riequilibrio Finanziario avrà una durata compresa tra 4 e 20 anni, con vincoli molto stringenti che condizioneranno la vita amministrativa dell’Ente e che avranno un sicuro impatto sulle tasche dei cittadini. Non abbiamo nemmeno iniziato a parlarne e già è costato 13.000 €, ovvero la somma destinata all’incarico professionale per la redazione del Piano di Riequilibrio Finanziario, da affidare ad un professionista esperto. Tocca ricordare che, mentre affidiamo questo incarico all’esterno, questa amministrazione ha assunto ben due figure di categoria D assegnate all’ufficio finanziario che dovrebbero essere in grado di assumersi tale responsabilità.

Per assicurare il graduale riequilibrio finanziario, l’Ente dovrà:

  • prevedere un aumento delle aliquote o delle tariffe dei tributi locali, anche oltre la misura massima consentita dalla legislazione vigente;
  • bloccare l’indebitamento, si potrà procedere all’assunzione di nuovi mutui solo per la copertura di debiti fuori bilancio;
  • ridurre le spese del personale, a partire dalle retribuzioni accessorie dei dirigenti e dei dipendenti e dalle nuove assunzioni;
  • assicurare la copertura integrale dei costi di gestione del servizio smaltimento rifiuti con i proventi della tariffa;
  • ridurre almeno del 10% nel prossimo quinquennio le spese per acquisti di beni e prestazioni di servizi;
  • ridurre almeno del 25% le spese per trasferimenti

Se non si sarà in grado di proporre e applicare un piano adeguato, l’Ente scivolerà inevitabilmente verso il dissesto finanziario, condizione in cui potrebbero non essere garantite nemmeno le funzioni e i servizi indispensabili.

In pratica l’Ente dichiarerà fallimento, che è in primis il fallimento dell’amministrazione D’Angiolillo.

Le responsabilità di questa situazione devono essere accertate a tutti i livelli, ma restano principalmente politiche. Rileviamo comunque un colpevole ritardo nel dare riscontro all’istruttoria di controllo della Corte dei Conti, che è datata 30/09/2020.

A fronte di una situazione così grave ci saremmo aspettati quantomeno un sussulto di dignità da questa maggioranza, soprattutto da parte di quei consiglieri che si limitano a votare favorevolmente i provvedimenti senza mai prendere parte alle discussioni.

L’attuale amministrazione deve assumersi la responsabilità degli errori commessi, procedendo a:

  • rinunciare immediatamente alle indennità da amministratori. In passato si è fatta demagogia su questo tema, adesso è un atto dovuto verso i cittadini a fronte del riconoscimento delle proprie responsabilità per la grave situazione in cui versa l’Ente;
  • approvare un Piano di Riequilibrio Finanziario della durata più breve possibile, perché chi sarà chiamato ad amministrare l’Ente in futuro non dovrà ereditare i danni procurati dalla gestione di questa amministrazione;
  • dimettersi dopo aver approvato tutti gli atti propedeutici e consequenziali al Piano di Riequilibrio Finanziario.

Questa triste situazione ci lascia una amara consapevolezza: dopo tutte le falsità di questi anni adesso sappiamo chi tra noi studia le carte e chi no, chi dice la verità e chi mente.

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