Centosessantanove anni fa, il 28 gennaio del 1852, nacque a Sala Consilina Giovanni Martino, divenuto famoso per essere l’unico sopravvissuto della colonna di Custer alla Battaglia di Little Bighorn.
In realtà le origini valdianesi di Martini sono state per anni contestate: il patriota fu conteso dal comune imperiese di Apricale, ma nel 2010 studi del professore Giuseppe Colitti, presidente del Centro Studi Vallo di Diano, permisero di ritrovare un atto di nascita con il nome di Giovanni Crisostomo Martino a Sala Consilina.
Poco si sa della sua storia da piccolo: fu abbandonato e allevato dalla famiglia della balia Mariantonia Botta. Nel ’66 si arruolò nell’esercito e seguì in più campagne Garibaldi.
Nel 1874 emigrò negli Stati Uniti dove assunse il nome di John Martin e qui si arruolò come trombettiere.
Nel 1876 partecipò alla celebre Battaglia del Little Bighorn combattuta tra la cavalleria statunitense e i nativi americani sioux e Cheyenne di Toro Seduto e Cavallo Pazzo.
Il tenente colonnello George Armstrong Custer, a capo dell’ersercito, prima di attaccare il campo dei nativi americani ordinò a Martin di correre a chiedere rinforzi alla colonna rimasta di retroguardia.
Il trombettiere infilò il pezzo di carta nel guanto e partì in fretta. Mentre si allontanava avvertì le prime scariche di fucileria, dall’alto della collina vide sbucare i nativi americani da ogni dove, sentì dietro di sé le grida dei guerrieri che lo avevano individuato e che cercavano di colpirlo. Si lanciò ventre a terra giù per il pendio e in poco più di un’ora riuscì a raggiungere il capitano Benteen a cui consegnò il messaggio. L’impresa salvò la sua vita ma non quella del comandante, che fu trucidato dai nativi americani con tutti i suoi uomini.
Martini fu tra la dozzinadi italiani che partecipano alla battaglia del Little Bighorn.
Sposato con Julia Higgins, giovane irlandese, ebbe otto figli. Fu congedato nel 1904. Lavorò a New York, dove morì il 27 dicembre del 1922, investito da un camion.
E’ oggi sepolto nel cimitero di Brooklyn.