Cilento

220 anni fa moriva a Napoli Luisa Sanfelice

Tra il 1783 e il 1791 dimorò nello splendido Castello Angioino Aragonese di Agropoli

Antonella Capozzoli

11 Settembre 2020

220 anni fa moriva Luisa Sanfelice. Fu giustiziata a Napoli l’11 settembre 1800, prima sgozzata dal boia con un coltello, poi decapitata in piazza Mercato a Napoli. La crudeltà della sua fine, a 36 anni, contribuisce a farne un’icona della rivoluzione.
Maria Luisa Sanfelice nota anche come Luigia Sanfelice, dei Duchi di Agropoli e Laureana, veniva alla luce a Napoli, il 28 Febbraio 1764. Figlia del generale borbonico di origine spagnola, don Pedro de Molina e di Camilla Salinero.
Eroina per caso e martire nella Rivoluzione Napoletana del 1799, la giovane, a soli 17 anni, fu ribattezzata “La Sanfelice” perché sposa del cugino, Andrea Sanfelice, col quale condivise il ducato di Agropoli.

Lo splendido Castello Angioino Aragonese, arroccato sulla parte alta e antica della città di Agropoli, rappresentò per molti anni la dimora prediletta della donna, che vi soggiornò fra il 1783 ed il 1791.

La modernità di Luisa Sanfelice è testimoniata dalla sua fortuna letteraria: accanto alle opere storiche di Pietro Colletta e soprattutto di Benedetto Croce va ricordato tra gli altri il romanzo che le dedicò Alexandre Dumas padre. Proprio Croce, nella biografia intitolata alla donna, traccia la cronaca della barbara vendetta annunciata contro colei che, con coraggio, tentò di sventare una congiura ai danni della Repubblica Napoletana, attirando l’ira dei Borbone.

In seguito all’invasione francese del 1799 e alla costituzione della Repubblica Partenopea, in un clima turbolento e caotico, Luisa Sanfelice è libera di muoversi a Napoli e di frequentare il suo nuovo amore, l’avvocato giacobino Ferdinando Ferri, cancelliere all’Aquila e allievo del giurista Luigi Serio. Di Luisa si è intanto invaghito anche l’ufficiale borbonico Gerardo Baccher, figlio di un ricco commerciante, che è l’animatore della congiura borbonica in città per cacciare i francesi e porre fine all’esperimento della Repubblica giacobina. Preoccupato dell’incolumità della donna di cui è innamorato, Gerardo dona a Luisa un salvacondotto da usare nei giorni dell’imminente controrivoluzione. Ma la nobildonna passa il salvacondotto all’amante giacobino, Ferdinando Ferri. Così i giacobini, grazie alla mossa della Sanfelice, scoprono il piano controrivoluzionario e fucilano alcuni leader della congiura, tra cui i fratelli Gennaro e Gerardo Baccher.

Da qui, inizia il declino della tormentata esistenza di Luisa Sanfelice, che diventa, suo malgrado, simbolo del tradimento per il Borbone e i suoi fedeli, a cominciare dal padre dei Baccher, che vuole vendicare l’esecuzione dei suoi figli. Scovata nella soffitta di un palazzo, Luisa viene processata e le tenta tutte per evitare la condanna a morte, compresa la finzione di una gravidanza, certificata da medici compiacenti. Il Borbone, non ancora rientrato a Napoli, non abbocca, fa trasferire a Palermo l’imputata dove i medici smascherano la finta gravidanza. Luisa sarà giustiziata in piazza Mercato a Napoli l’11 settembre 1800.

Dopo sessanta anni, con l’Unità d’Italia, la rilettura dei fatti, da parte di numerosi storici, riabilitarono la figura di una protagonista fondamentale della storia di Napoli, emblema della Repubblica Napoletana del 1799. займы безработным без комиссии

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