Il 24 febbraio di nove anni fa, moriva Aniello De Vita. Medico di professione e cantore del Cilento per passione. “Io sono uno che fa il medico per vivere e suona, canta e scrive per non morire” ripeteva spesso il dott. De Vita e la sua scomparsa non ha certo scalfito l’affetto e l’ammirazione che in moltissimi continuano a nutrire per lui.
Tra le tante composizioni dedicate alla sua terra, “So nato a lo Ciliento” rimane probabilmente la più celebre, diventata ufficialmente l‘inno del Cilento. Il brano è stato spesso presentato come un antico canto popolare, ma Aniello De Vita non mostrò mai risentimento per questa paternità non riconosciutagli; anzi, se ne diceva orgoglioso e felice perché era la prova di essere riuscito nel suo intento. Originario di Moio della Civitella, la sua venuta al mondo fu oggetto di una vicenda singolare
La data di nascita riportata sui documenti corrispondeva al 6 gennaio 1941, ma De Vita era nato – in realtà – l’8 dicembre 1940. Il padre, tuttavia, aveva deciso di andare a registrarlo nel nuovo anno. In epoca fascista, infatti, la nascita di un maschio equivaleva innanzitutto ad aver un nuovo, futuro soldato.
Dunque Enrico De Vita pensò che così facendo avrebbe visto partire suo figlio per il fronte un anno più tardi. In più occasioni il figlio Aniello ha ricordato che quella piccola astuzia di Enrico fu largamente premiata: “ Mi arruolai con la classe del ’41 ma senza più paure, in tempo di pace e come ufficiale medico.”
La pace vera, tuttavia, fu sempre quella che De Vita ricercò tra i colori e i profumi della sua terra; all’ombra di quella Civitella cui non mancò di dedicare alcuni tra i suoi versi più belli. La scoperta di questo amore profondo e viscerale per il Cilento arrivò come una folgorazione quando, sentendo un professore universitario prendere i contadini cilentani a modello di ignoranza e analfabetismo, ebbe un moto di orgoglio che lo investì di una forte voglia di riscatto.
Fino a quel momento, infatti, alla domanda “ Da dove vieni? ” Aniello De Vita aveva sempre preferito la generica e sbrigativa risposta “ Dal Sud ” per celare un senso di vergogna che, per sua stessa ammissione, avvertiva dentro di sè. Ma alla vergogna subentrò presto la volontà di sottolineare, con passione, la precisa località di provenienza.
È stato così che la produzione artistica di Aniello De Vita è diventata uno spartiacque nell’ambito della musica popolare, inaugurando una stagione di riscoperta che ancora dura nel tempo. So nato a lo Ciliento, Vico Noce, Magdalena la badante, Storie di canzoni, sono diventati alcuni dei suoi lavori di maggior pregio che raccontano l’attaccamento e l’amore incondizionato per una terra bella, affascinante, dolce e aspra allo stesso tempo, proprio come una donna esperta dell’arte del sedurre.
Oggi, a nove anni dalla sua scomparsa, il ricordo di Aniello De Vita è sempre vivido nella memoria di chi lo ha conosciuto; un’associazione culturale a lui intitolata continua nella divulgazione della sua opera. Molti musicisti locali che hanno avuto l’opportunità di collaborare con lui, lo ricordano con immutata stima.