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Truffa nel salernitano: madre e figlio nei guai

Accusati di aver truffato la Regione per l'utilizzo di fondi europei

A cura di Comunicato Stampa
Pubblicato il 28 Ottobre 2020
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Nei giorni scorsi i carabinieri del Comando Provinciale di Salerno hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo per equivalente per una somma complessiva di euro 50.000,00 emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Nocera Inferiore, dott. Luigi Levita, nei confronti di due soggetti residenti nel piccolo centro dell’Agro, rei di truffe aggravate ai danni della Regione Campania.

Nell’ambito dei controlli volti a contrastare i reati contro la pubblica amministrazione, i carabinieri di Salerno hanno posto l’attenzione su due presunti imprenditori, madre e figlio, che nella primavera 2016 avevano chiesto ed ottenuto due distinti finanziamenti di microcredito con i fondi messi a disposizione dal “Fondo Sociale Europeo” dell’ Unione Europea, istituito per creare nuove attività imprenditoriali e conseguenti nuovi posti di lavoro nelle regioni svantaggiate del mezzogiorno d’Italia.

I militari, coordinati dal dott. Davide Palmieri, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nocera Inferiore, a seguito di approfondite indagini sono riusciti a ricostruire l’iter amministrativo seguito dai denunciati, riuscendo a raccogliere importanti elementi probatori a carico della coppia, sia attraverso la collaborazione della società partecipata regionale “Sviluppo Campania spa” che aveva gestito fa pratica di finanziamento, sia con mirati servizi di osservazione e controllo del territorio.

È quindi emerso come, in buona sostanza, ambedue avessero presentato documentazione attestante il falso, chiedendo ed ottenendo 25.000,00 euro ciascuno per avviare altrettante attività imprenditoriali sul territorio dell’Agro, progetti mai realmente concretizzatisi. In un caso, infatti, la società creata si è rivelata la semplice prosecuzione di un’altra già esistente con diversa ragione sociale, nell’altro, invece, una volta incassato il finanziamento non veniva avviata alcuna attività imprenditoriale.

Comune denominatore per entrambi i casi l’impiego dei fondi per fini diversi da quelli per cui erano stati garantiti, ovvero i costi di avvio e prima gestione dell’impresa; le somme erogate sono sparite dai conti corrente in forma di prelievo contante e, a distanza di anni, il prestito non è mai stato restituito.
Oltre a subire il sequestro di tre conti corrente bancari e postali, carte prepagate e due autoveicoli di proprietà, madre e figlio dovranno presto rispondere davanti all’Autorità Giudiziaria dei reati di truffa aggravata, falsità ideologica e malversazione ai danni dello Stato.

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