Iscriversi al master o non iscriversi al master: questo è il dubbio amletico. Potremmo chiamarlo il “Dilemma di Settembre”, per essere più precisi, poiché è questo il mese degli inizi per chiunque si trovi nel mondo dell’educazione – scolastica o universitaria che sia.
Mentre i neodiplomati si occupano di pensare a quali facoltà iscriversi, confrontando ciò che vogliono fare con le future possibilità di lavoro, i neolaureati si trovano di fronte a una scelta un po’ più complicata. Terminare un percorso universitario è bellissimo e allo stesso tempo spaesante. Smetti di essere uno studente per la prima volta dopo anni, ti ritrovi improvvisamente adulto e devi inserirti nel mondo del lavoro. Forse, può essere meno difficile per chi si laurea in un ateneo telematico, come l’Università Niccolò Cusano, perché, usufruendo del servizio di e-Learning, ha avuto già modo di lavorare mentre studiava, ma si tratta comunque di un cambiamento significativo. Non si modifica solo il ruolo sociale dell’individuo, ma anche la sua routine, le sue abitudini. Studiare e lavorare sono due attività impegnative, ma diverse e questo comporta l’adozione di stili di vita differenti.
La situazione post-laurea diventa ancora più complicata se pensiamo che in Italia non è così semplice trovare un posto di lavoro fisso con una buona retribuzione. L’università fornisce molte conoscenze teoriche che spesso, però, risultano difficilmente applicabili al mondo del lavoro perché troppo generiche e poco pratiche. Ecco che, allora, serve un ponte tra il mondo dell’educazione e quello lavorativo. Questo ponte potrebbe essere proprio il master.
Ad esempio, chi esce da una facoltà di economia potrebbe intraprendere diverse strade a livello professionale. Per specializzarsi in un settore, però, potrebbe tornargli utile un master in business administration che gli consenta di acquisire competenze su come funziona la gestione di un’impresa. Per ricoprire la mansione di Chief Executive Officer, General Manager, Project Manager o Business Development Manager potrebbe essere molto utile frequentare un master simile in cui si approfondiscono argomenti legati al management e a ciò che serve per svolgere queste professioni.
Serve davvero un master per entrare nel mondo del lavoro? Secondo i dati raccolti da Almalaurea due anni fa, sì. La ricerca ha evidenziato come l’86,6% dei ragazzi e delle ragazze è riuscito a trovare lavoro a un anno dal conseguimento del diploma del master, la metà con un contratto a tempo indeterminato. Certo, i costi di un master sono impegnativi ed è altro tempo da dedicare alla formazione e da sottrarre al lavoro (a meno che non si opti per la modalità telematica). Ma si tratta di una qualifica in più che può rendere chi ce l’ha più appetibile agli occhi di un datore di lavoro. Quindi, bisogna considerare i soldi spesi come un investimento nella carriera futura pensando che chi ha un master può beneficiare di uno stipendio più alto all’interno delle aziende proprio perché risulta più competente in un settore. Si parla quasi del 37% in più sulla busta paga rispetto a chi possiede una laurea magistrale.
Il dubbio c’è… ma, in fondo, è meno complicato di quello amletico!