Cilento

L’interesse dei clan su Cilento e Vallo di Diano: ecco la relazione della Dia

Ecco la mappa della criminalità organizzata

Redazione Infocilento

17 Luglio 2020

La Dia – Direzione investigativa antimafia, ha pubblicato la relazione semestrale sull’attività svolta e i risultati conseguiti durante il secondo semestre del 2019 (luglio – dicembre). Il documento offre un quadro dettagliato della situazione italiana e locale. In Provincia di Salerno si conferma la contestuale presenza di organizzazioni di tipo camorristico con genesi e matrici criminali diverse. Tra i gruppi criminali c’è un costante ricorso a particolari metodologie delittuose (danneggiamenti mediante attentati dinamitardi e/o incendiari in danno dell’imprenditoria locale, estorsioni) e a reati come traffico, anche transnazionale, di stupefacenti, estorsioni, usura, controllo del gioco d’azzardo, riciclaggio di capitali illeciti, interposizione fittizia di persona nell’esercizio di impresa, truffe ai danni dello Stato, turbata libertà degli incanti.

Ma uno dei settori maggiormente esposti alle infiltrazioni criminali è quello degli appalti, ambito nel quale, di frequente, si saldano condotte illecite di soggetti mafiosi, amministratori e dipendenti degli Enti che bandiscono le gare.

“Una conferma, in tal senso, viene da un provvedimento cautelare, eseguito nel mese di novembre 2019 dalla Guardia di finanza, a carico di alcuni imprenditori edili che avevano acquisito una posizione quasi monopolistica nel settore edile ad Ascea e Casal Velino – si legge nella relazione della Dia – Gli imprenditori erano riusciti a neutralizzare attività investigative a loro carico grazie a notizie riservate acquisite da un appartenente alle Forze di Polizia, in cambio di lavori edili presso stabili di sua proprietà“.

La relazione Dia, poi, entra nel dettaglio della situazione cilentana. Nell’area di Capaccio-Paestum sono tornati operativi storici personaggi già legati, con ruoli di rilievo, all’organizzazione criminale denominata Nuova Camorra Organizzata, tra i quali il capo del gruppo Marandino. Con riferimento a quest’area, il 9 ottobre 2019, personale della Polizia di Stato ha dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo emesso dal GIP del Tribunale di Salerno, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti dei legali rappresentanti di società operanti nel settore del “Servizio 118”, dedite al trasporto e soccorso di malati in convenzione con l’Azienda Sanitaria Locale di Salerno.

Costoro, precisa il documento, sono accusati dei reati di trasferimento fraudolento di valori, peculato d’uso, interruzione di pubblico servizio, favoreggiamento personale e emissione di fatture per operazioni inesistenti. Sono stati sequestrati i beni strumentali di diverse associazioni di volontariato con sede legale a Capaccio, Agropoli, Acerno e nel comune napoletano di Pompei, nonché conti correnti e depositi bancari intestati a una società con sede in quest’ultimo comune. In particolare, sono stati sequestrati diversi automezzi, tra cui 20 ambulanze già utilizzate dalle associazioni per appalti e affidamenti in convenzione con l’ASL di Salerno, di proprietà di società ed associazioni terze, ma di fatto riconducibili ad un soggetto appartenente al gruppo Marandino, già condannato per reati di criminalità organizzata e colpito da una misura di prevenzione patrimoniale eseguita nel marzo 2019 dalla DIA di Salerno. Tra i beni sequestrati figura anche una struttura balneare, con sede a Capaccio.

Nel Medio e Basso Cilento, pur non rilevandosi la presenza di organizzazioni criminali, la particolare vocazione turistico – ricettiva, localizzata soprattutto nella fascia costiera, fa ritenere verosimile un forte interesse a investirvi capitali illeciti. Il comprensorio risulta, altresì, oggetto delle “attenzioni” di alcuni clan, anche napoletani, in relazione al traffico e allo spaccio di stupefacenti, soprattutto durante il periodo estivo, per la grande affluenza di turisti presso le attività ricettive di quel territorio.

La Valle del Calore appare esente da presenze di gruppi criminali: la particolare conformazione orografica e la vocazione agricola di quel comprensorio hanno sostanzialmente reso la valle del fiume Calore lontana dalle mire delle organizzazioni camorristiche. L’unico fenomeno delinquenziale registrato è lo spaccio di sostanze stupefacenti, reperite presso i comuni di Sala Consilina e Atena Lucana.

Il territorio del Vallo di Diano si conferma d’interesse per le consorterie malavitose, trattandosi di un’area posta a cerniera tra l’alta Calabria e la Campania. Sono documentati, infatti, contatti tra esponenti della malavita locale, delle cosche calabresi dell’alto Ionio e Tirreno cosentino e di clan camorristici operanti a Napoli: i gruppi mafiosi risultano interessati anche ad investimenti immobiliari e imprenditoriali.

Nel territorio sono operativi due gruppi criminali, originari di Sala Consilina, Gallo e Balsamo, già facenti parte di un unico sodalizio dedito al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, che oggi si rivolgono ad interessi criminali diversi. Nello specifico, il gruppo Gallomantiene i contatti con i clan dell’alto Tirreno cosentino e risulta dedito al traffico di armi e di stupefacenti e all’usura, servendosi in alcuni casi di cittadini rumeni per compiere attentati intimidatori, furti e rapine.

L’altro gruppo, mai entrato in conflitto con il primo, risulta dedito esclusivamente all’usura, ricorrendo raramente anche ad azioni violente, strumentali all’attività di recupero dei crediti vantati. Il territorio si presta, inoltre, ad essere favorevolmente sfruttato per l’illecita coltivazione e produzione di cannabis, attirando in particolare l’interesse di soggetti dell’area vesuviana.

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