Attualità

Chiusura punti nascita di Polla e Sapri: lettera al Ministro Grillo

L'iniziativa del segretario regionale di CittadinanzAttiva, Lorenzo Latella

Redazione Infocilento

31 Luglio 2019

Punto nascita

Una lettera al Ministro della Sanità, Giulia Grillo, per approfondire la decisione di non concedere la deroga per i punti nascita di Sapri, Polla e Piedimonte Matese. L’iniziativa è di Lorenzo Latella, segretario regionale di CittadinanzAttiva.

InfoCilento - Canale 79

Questo il testo della missiva:

Egr. Ministro Giulia Grillo,
come sa Cittadinanzattiva è impegnata da oltre 40 anni nella tutela dei diritti dei cittadini e, in particolar modo, attraverso il Tribunale per i Diritti del Malato (TDM), di quelli legati alla salute individuale e collettiva. In qualità di Segretario regionale di Cittadinanzattiva Campania da oltre due anni sono personalmente impegnato nel difficile cammino di ristrutturazione del Servizio Sanit ario Regionale, caratterizzato da un commissariamento decennale. Da due anni, senza sosta, al fianco della struttura commissariale, insieme alle altre associazioni, abbiamo collaborato con le istituzioni regionali, mettendo a disposizione il nostro bagagli o di conoscenze, le nostre competenze e la nostra voglia di contribuire alla riorganizzazione del sistema, senza mai perdere di vista l’obiettivo principale, ovvero costruire un sistema in grado di dare risposte efficaci, efficienti e di prossimità ai citt adini della Regione Campania, senza tralasciare la sostenibilità economica. Nell’incontro del 25 luglio scorso tra Regione Campania e Ministeri , purtroppo, si è stabilita anche la chiusura dei punti nascita in deroga degli ospedali di Sapri, Polla e Piedimonte Matese, in base alle norme s ancite con il Decreto Balduzzi. È una notizia che ci rattrista molto, per numerose ragioni. Innanzitutto la chiusura di un punto nascita rappresenta, sempre, l’indebolimento dell’identità di un territorio e, in questo caso specifico, di tre territori di f rontiera che cercano quotidianamente di contrastare il fenomeno dello spopolamento anche attraverso il mantenimento di servizi ritenuti essenziali dai cittadini. Vivere in territori disagiati e difficilmente raggiungibili sta diventando, già di per sé un a tto eroico, in un periodo storico che sta vedendo sempre di più l’abbandono di intere aree interne e di frontiera, con una perdita di conoscenze, identità e legami sociali molto profonda e che ha ricadute anche sulla salute dei cittadini. Altro motivo è le gato al fatto che la chiusura dei punti nascite, a nostro avviso, rappresent erebbe una sorta di stortura delle linee guida del decreto Balduzzi, che mirava sicuramente non alla soppressione dei servizi, ma alla loro messa in sicurezza. Il Servizio Sanitario non può permett ersi oggi di depauperare i territori di frontiera e disagiati, altrimenti verrebbe meno al principio di universalità che ne è stato idea fondante e che ci ha permesso, dal 1978 in poi, di essere il Paese che ha visto crescere maggiormente l’aspettativa di vita dei propri cittadini e che si è posizionato tra i Paesi con il sistema sanitario più efficiente ed efficace. Noi riteniamo che la logica del decreto Balduzzi dovrebbe essere quella di organizzare i servizi al fine di renderli sicuri e non di eliminarli dalle aree interne che, chiaramente, non potranno rispettare mai i parametri previsti dallo stesso decreto. In questo modo, chiudendo servizi uno dietro l’altro, contribuiremo al definitivo abbandono di intere ar e e del nostro Paese e un generale abbassamento dei livelli di benessere e di salute ai quali i cittadini potranno acceder e oltre che, nel lungo periodo, in un generale impoverimento dell inter o Paese. Cittadinanzattiva Campania aveva elaborato una proposta mesi fa, in grado di mantenere i servizi attivi sul territorio, di renderli sicuri e, allo stesso tempo, efficaci ed efficienti, anch e economicamente e vogliamo riproporgliela di seguito. La risposta che i cittadini si aspetterebbero è quella della condivisione dei servizi. In particolare le strutture di Sapri e Polla, insieme alla struttura di Vallo della Lucania, raggiungono, se non superano i mille parti, previsti come soglia minima dal Decreto Balduzzi. Queste tre strutture dovrebbero condividere il percorso nascita, con la creazione di un unico centro di costo di gestione primariale di un servizio che diventerebbe, a qu esto punto, itinerante su tre stanze parto. In questo modo, i medici sarebbero impegnati s u tre strutture e visto il numero di parti garantito, acquisirebbero le conoscenze e l abilità necessarie alla messa in sicurezza dei reparti e soprattutto delle madri e dei bambini che in quei reparti vivono uno dei momenti più belli della loro vita. Questo sistema garantirebbe non sono la sicurezza de i parti programmati, ma anche delle urgenze, in quanto il personale impegnato sarebbe altamente formato e specializzato e in grado di rispondere a qualsiasi complicazione. È un sistema che garantirebbe anche una economicità e un risparmio generale venendo incontro alle esigenze di mantenimento della spesa, che sembrano le uniche a governare la sanità oggi. Lo stesso discorso vale per la struttura di Piedimonte Matese che serve un territorio già particolarmente disagiato e difficilmente raggiungibile, sogget to a spopolamento. È da tenere presente che le distanze di Sapri e Polla dal più vicino presidio ospedaliero di Vallo della L ucania non garantirebbero i tempi massimi di percorrenza previsti dalla norma per il mantenimento in si curezza della gestante e del bambino, esponendo un numero piuttosto eleva to di cittadine a pericoli con s iderevoli In ultimo, si tratta di territori di confine, le cui vie di comunicazione verso altre regioni, in tutti e tre i casi, sono migliori e più efficienti e che quindi contribuirebbero a generare una mobilità passiva verso strutture che non ci danno garanzie di sicurezza, producendo, oltretutto, costi nuovi ed enormi per il SSR. Alla luce di quanto riportato Le chiediamo, a nome di tutti i cittadini che rappresentiamo, di rivedere la decisione sulla chiusura dei punti nascita e di convocare un tavolo di confronto nel quale possano partecipare anche le associazioni di tutela dei cittadini che portano con sé una visione scevra da sovrastrutture politiche o di parte e fortemente incentrata solo ed esclusivamente sui bisogni dei cittadini.

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