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Cilento

Agropoli, “ispezione” al Gatto, Caccamo replica: ricostruzione sconcertante

Redazione Infocilento

17 Marzo 2019

Ha innescato polemiche la decisione della dirigenza del liceo “Gatto” di Agropoli di querelare il consigliere Gisella Botticchio. Quest’ultima, insieme al rappresentante del M5S, Consolato Caccamo, chiedeva di effettuare una ispezione alla sezione classica dell’istituto, ma la situazione è degenerata di fronte al diniego del personale scolastico (leggi qui). Caccamo, però, da un’altra versione dei fatti rispetto alla scuola.

“Leggo di querele, e una versione dei fatti sconcetante. Nulla di più fuorviante dalla realtà, nelle nostre intenzioni vi è era la più serena e pacifica delle volontà di acquisire informazioni direttamente alla fonte spronati da una naturale preoccupazione per i fatti avvenuti. Bene con questo spirito mentre io ero fuori al telefono con il collega Abate, la collega Botticchio varca la soglia di ingresso dell’istituto che ricordo a tutti essere edificio comunale. Bene, pochi istanti e ho dovuto repentinamente chiudere la conversazione con l’ing. Abate richiamato dalle URLA provenienti dal plesso. Urla del tipo “Fuori, fuori vada fuori” e altre in replica “non mi metta le mani addosso, voglio parlare col dirigente”. Credo che chiunque si sarebbe allarmato e sono entrato dunque a sedare questa colluttazione verbale in atto. Assieme a me sono arrivati alcuni docenti. Eravamo pressapoco nell’altrio a non oltre 10m dall’ ingresso”.

“Da lì l’incontro garbato ma dai toni accesi nella stanza di presidenza nella quale abbiamo avuto modo di parlare al telefono con il dirigente Ricco – La collega Botticchio insisteva nel voler chiamare la forza pubblica per far verbalizzare il trattamento avuto, ma abbiamo preferito accettate un invito a un caffè distensivo da parte del personale della stessa scuola. Il tutto concluso in non oltre 15 minuti – prosegue Caccamo – Restano  i nostri dubbi, perché tanta reticenza, perché questo trattamento che nei paesi civili neanche alle bestie si serba. A gravare il fatto è la circostanza che si era andati per tutelare un interesse pubblico, che se non è nel caso quello strettamente sanitario, è quello nel diritto di conoscere e sapere, ovvero al principio di trasparenza a cui tutti le strutture pubbliche dovrebbero attenersi”.

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