Lo scorso 14 dicembre si è tenuto il taglio del nastro per un treno jazz destinato ai pendolari nell’area metropolitana di Napoli, come nelle direttrici verso Salerno e Caserta (leggi qui)
Una buona notizia per la Campania. Resta invece ancora un vuoto nel Cilento dove da tempo i pendolari lamentano l’assenza di convogli adeguati, sovraffollati, caldi d’estate e freddi d’inverno. Ad intervenire sul caso il senatore del Movimento 5 Stelle, Francesco Castiello.
“Il binario 9 dopo Salerno ancora è vuoto. Con i pendolari costretti a viaggiare su carri da bestiame, in un Cilento ancora una volta dimenticato”, accusa il parlamentare pentastellato che poi si augura “che qualche treno del prossimo lotto dei treni jazz in consegna sia destinato anche al percorso Salerno – Sapri“.
“Se così fosse – dice – al taglio del nastro, Don Vincenzo troverà anche le trombe e la nostra ”ammuina” che il Governatore ci attribuisce (riferendosi alle civili proteste dei cilentani per i punti – nascita di Sapri e Polla). Faremo con lui “ammuina” su quei binari dimenticati, per il piccolo tributo che il Governatore magari avrà concesso a un Cilento dimenticato e sempre più offeso”.
“Caro Don Vincenzo, della periferia del Regno a voi interessa tanto poco quanto nulla – dice il senatore Castiello rivolgendosi al Governatore De Luca – Nella Terra dei ”cafoni, cialtroni e somari” voi venite solo per chiudere punti-nascita e tutt’al più per inaugurare qualche piazza, com’è stato a Polla il 25 ottobre, quasi in contemporanea col decreto di chiusura di quel punto-nascita (firmato proprio in quei giorni e poi pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione il 12 novembre). Di inaugurazioni di treni da Salerno a Sapri non se ne parla proprio”.
Poi un monito: “Il Cilento, “Terra dei tristi”, insorse per primo nel 1828, rivendicando fieramente la libertà dalla indifferenza e dall’emarginazione. Secondo un nostro illustre concittadino, di nome Giambattista Vico, la storia si evolve per corsi e ricorsi storici in un processo di inarrestabile circolarità, nel quale l’arroganza e la superbia finiscono per disgregarsi e gli autori per dissolversi a conclusione di un inarrestabile tramonto”.