Cilento

Sapri, allarme favismo: Comune dispone divieto di coltivazione fave

Ecco l'ordinanza firmata dal primo cittadino

Luisa Monaco

8 Febbraio 2018

Fave

Ecco l’ordinanza firmata dal primo cittadino

SAPRI. Troppe persone affette da favismo, Comune fissa regole severe per la coltivazione delle fave. Accade a Sapri dove il sindaco Antonio Gentile ha firmato un’apposita ordinanza per prevenire rischi per i soggetti che soffrono di carenze di enzima G6PDH.

Ma cos’è il favismo?
Si tratta di una forma di anemia emolitica acuta – dove l’aggettivo “emolitica” indica la distruzione di globuli rossi – che si verifica quando una persona che presenta una carenza di un particolare enzima chiamato G6PD (glucosio-6-fosfato-deidrogenasi) consuma delle fave.
Il G6PD è un enzima contenuto nei globuli rossi e serve a proteggerli dai danni ossidativi che possono essere provocati da molecole derivate dal metabolismo dell’ossigeno. Se il gene che contiene le informazioni per questo enzima presenta delle mutazioni (cioè alterazioni nella sequenza di DNA), la quantità di G6PD si riduce, o l’enzima non funziona più come dovrebbe. Si parla allora di deficit di G6PD: una condizione genetica che può avere varie manifestazioni cliniche tra le quali, appunto il favismo. Ma cosa c’entrano le fave? Se c’è abbastanza G6PD non succede nulla, ma in caso di deficit dell’enzima, questi danni possono scatenare la crisi anemica.

Il favismo è un fenomeno diffuso soprattutto nelle regioni del Sud Italia. La città di Sapri ha diversi soggetti che presentano questo problema: per loro il solo contatto con fave o l’inalazione dei loro pollini può causare gravi crisi.

Di qui la decisione del sindaco di vietare la coltivazione di fave all’interno del centro abitato, nonché entro 100 metri in linea d’aria dall’ultima casa dell’aggregato urbano; inoltre entro 100 metri dalle strutture utilizzate dal pubblico.

E ancora è fatto ordine di segnalare la presenza di coltivazione in aree non soggette a divieto. Un cartello indicante la presenza di fave va esposto anche nelle attività commerciali che le somministrano.

Se vi dovessero essere coltivazioni in aree sottoposte a divieto corre l’obbligo per i coltivatori di eliminarle. Prevista una sanzione fino a 50euro per i trasgressori.

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