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Crisi politica in Venezuela, la testimonianza dei cilentani: situazione drammatica

"Mancano i beni essenziali, si fa fatica anche a sopravvivere"

A cura di Omar Domingo Manganelli
Pubblicato il 20 Dicembre 2017
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“Mancano i beni essenziali, si fa fatica anche a sopravvivere”

La crisi politica ed istituzionale che vive da tempo il Venezuela è sempre più grave, ormai si è giunti sull’orlo di una guerra civile. Solo qualche giorno fa, il presidente Nicolas Maduro ha festeggiato la vittoria del suo Partito socialista unito del Venezuela (Psuv) nella stragrande maggioranza dei comuni alle elezioni municipali. Consistente l’assenza dell’opposizione che ha boicottato il voto per mancanza di garanzie elettorali. Poche le notizie che giungono nel resto del mondo, a causa del clima di repressione e violenza.

Marina di Camerota, è uno dei paesi con maggiore incidenza di italiani emigrati nel Venezuela tra la fine del secondo conflitto mondiale e gli anni 60, ed è legata a doppio filo alle sorti di questo paese. Tante sono le testinonianze di chi ancora vive lì o chi purtroppo per ritorsioni, continui tentativi di rapina e molto altro, ha dovuto fare ritorno in Italia, abbandonando lavoro, beni mobili e immobili che gli sono stati portati via con la violenza e le armi e che con tanta fatica e sudore negli anni, erano riusciti a guadagnarsi. E ci fanno sapere: “Alla base di tutto c’è una cattiva gestione amministrativa, fatta di corruzione e le risorse destinate ai servizi di base sono allo stremo. Al momento non esistono risorse per sostenere la popolazione. Il reddito minimo a malapena riesce a garantire un pasto al giorno alle persone, anzi si muore di fame, scarseggiano pane e il latte per i neonati, i servizi sanitari sono in pieno deterioramento e, per questo motivo, il Venezuela oggi fa i conti con malattie come la malaria. Non esiste alcuna produzione di medicinali e il sistema di governo ha impedito l’ingresso di aiuti umanitari da qualsiasi paese amichevole. Le persone che si ammalano, muoiono per mancanza di farmaci. La cosa grave è che si muore anche con una semplice influenza. Il tasso di natalità è diminuito, mentre il tasso di mortalità è aumentato. I bambini muoiono poco dopo la nascita per mancanza di controllo medico. Quei pochi che riescono a sopravvivere, capita spesso di vederli tra i rifiuti elemosinare qualche avanzo. Ad oggi, sono quasi 280mila i bambini morti per denutrizione e sono rimasti pochi giovani che continuano a fare opposizione e che sperano in un futuro migliore”.

Situazione difficile, quella raccontata, con persone che pur di trovare una via di uscita, scappano, lasciando pezzi di vita e affetti. E sono tante le persone che oggi tra Cilento e Vallo di Diano cercano scampo e rifugio per poter offrire un futuro ai propri figli. Molto toccanti furono le parole di Don Gianni Citro, parroco di Marina di Camerota, durante l’omelia in occasione della festa patronale tenutasi lo scorso agosto, quando quest’ultimo cercò di esortare proprio le famiglie della comunità cilentana a garantire un aiuto ed un sostegno ai “fratelli venezuelani”, accogliendoli e dando ospitalità come in un’opera caritatevole, bisogna ammettere che da allora le porte del borgo costiero sono sempre rimaste aperte, ed in tanti sono tornati a casa, tra l’abbraccio e l’affetto dei propri cari, anche se con un velo di tristezza, perchè seppur è vero che la popolazione di Marina di Camerota non dimenticherà mai i suoi fratelli facendoli sentire sempre a casa, è altrettanto difficile dover abbandonare la terra in cui si è cresciuti cercando di coronare sogni e speranze di una vita serena.

TAG:camerotacamerota notizieCilentoCilento Notizieultimoravenezuela
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