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Paestum e Boscoreale: la rosa e la storia millenaria di un innesto

Una delle rare raffigurazioni della tecnica che ha reso famosa Paestum nel mondo

Laura Del Verme

31 Agosto 2017

Una delle rare raffigurazioni della tecnica che ha reso famosa Paestum nel mondo

Rientrata il 14 agosto dal Grand Palais di Parigi, dove è stata esposta dal 15 marzo al 24 luglio in una mostra dal titolo “Jardins” assieme a opere di Fragonard, Monet, Cézanne, Klimt, Picasso e Matisse, la grande parete affrescata con scene di giardino proveniente dalla casa del Bracciale d’Oro di Pompei sarà eccezionalmente presentata a Boscoreale nel corso delle aperture serali in programma tutti i venerdì di agosto e i venerdì e i sabato di settembre al costo di 2 euro.

La pittura, che decorava la zona centrale della parete a sinistra dell’ingresso, può annoverarsi tra le più accurate rappresentazioni di giardino di III stile, risalente al secondo venticinquennio del I secolo d.C. La cura dei dettagli con la quale è raffigurato il lussureggiante giardino fiorito genera un effetto realistico che permette di riconoscere diverse specie di piante dell’epoca, tra queste, nella rosa innestata sui rovi, archeologi e storici hanno voluto riconoscere la tecnica raccontata da Plinio per favorire una più frequente fioritura del fiore di Venere, simbolo della città di Paestum.

La Campania, ci racconta Plinio, era la zona dell’impero che produceva grandi quantità di profumi e proprio a Paestum è stato ritrovato uno dei più antichi laboratori destinati alla produzione di essenze profumate. Enormi quantità di petali e di roseti hanno caratterizzato per decenni il panorama dell’antica Paestum. La sua rosa, la damascena bifera, cantata dai poeti, celebrata in presenza e in assenza, fioriva due volte. Due primavere, due nascite, due volte la natura generosa offriva i suoi colori, i suoi odori disegnando il paesaggio, un paesaggio che l’uomo aveva già segnato con la sua mano d’architetto. La rosa colora ancora oggi la piana pestana e, come un tempo, anticipa la visita dei grandi templi, offrendosi con generosità allo sguardo di quanti nella bella stagione scelgono di riscoprire la storia, di godere insieme di natura e cultura, riconoscendola, ogni sera nel rosso intenso del tramonto sull’antica colonia achea.

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