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Sassano: dubbi sulla gestione del depuratore di via Limiti

Comitato Civico Che Fare presenta richiesta d'accesso agli atti sul depuratore. Critiche all'amministrazione Pellegrino

A cura di Redazione Infocilento
Pubblicato il 30 Dicembre 2016
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Sassano panorama

Comitato Civico Che Fare presenta richiesta d’accesso agli atti. Critiche all’amministrazione Pellegrino

SASSANO. Il “Comitato Civico Che Fare?” ha presentato richiesta di accesso agli atti al fine di ottenere dati, e visionare documenti, relativi alla gestione della depurazione tramite l’impianto di via Limiti.
Un impianto gravato da procedura di infrazione da parte dell’U.E., ricordano dal comitato, in quanto “non conforme ed il carico prodotto non riceve un adeguato trattamento”. “…Una situazione che pone rischi significativi per la salute umana…”, secondo un recente allarme lanciato dalla Comunità Europea sullo stato della depurazione in alcune località italiane.
Non ritenendo soddisfacente la pubblicazione dei dati relativi alla qualità del servizio, e preoccupati dalla sensibilità puramente “formale”, il comitato ha ritenuto opportuno chiedere la visione di documenti, relazioni e verbali che hanno consentito di certificare la regolarità del servizio per la liquidazione dei canoni mensili.
Il Comitato, in particolare, ha chiesto al Comune “di rendere noto se sia stata mai chiesta – al fornitore – la certificazione antimafia”. “L’attuale gestore del servizio di depurazione è da ritenere direttamente collegato alla precedente società già sottoposta dalla procura di Lagonegro ad indagini per «attività di gestione dei rifiuti non autorizzata», nonché ritenuta collegata alla criminalità organizzata e coinvolta in importanti indagini di camorra, tanto da considerarla vicina al clan casalese degli Zagaria”. “E’ stato, inoltre, soggetto a atti di interdittiva emessi da diverse prefetture (Caltanissetta, Agrigento, Cagliari) ed è sottoposto ad indagini in merito a dati sull’inquinamento delle acque sospettati di essere stati truccati; la Prefettura di Caltanissetta ha considerato tale fornitore come ” società nella quale «…sussistono tentativi di infiltrazione mafiosa da parte della criminalità organizzata tendenti a condizionare le scelte e gli indirizzi della stessa»”.

“Gli amministratori della società – evidenziano ancora dal Comitato – sono stati coinvolti in indagini relative all’inquinamento di torrenti e fiumi perché non depuravano correttamente gli scarichi fognari e la procura di Lagonegro avrebbe un fascicolo aperto in merito alla gestione dei depuratori lucani.”
Il Comitato si domanda come mai un’azienda “sospettata di essere in odore di camorra” abbia potuto continuare a gestire il depuratore sassanese che presenta criticità quali residui schiumosi, assenza di segni di vita nel fiume, mucillagine, notevoli tracce di fanghi di scarico sversate insieme alle acque e che nessuno se ne sia accorto. Criticità che, secondo la Commissione U.E., potrebbero trasformarsi in “rischi significativi per la salute …”.
“Di fronte all’atteggiamento distratto di un’amministrazione comunale, presieduta da Tommaso Pellegrino, che non perde occasione per organizzare retoriche passerelle in nome della legalità elogiata nei proclami e mortificata nei fatti, per poi non accorgersi di fornitori di servizi dal non trasparente curriculum, non si può che manifestare sconcerto … E porsi qualche domanda”, dicono i componenti del Comitato.

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