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Bonafide, paese della “speranza”

Un pugno di case rannicchiate alle pendici del Monte Stella si raggiungono in una manciata di minuti da Stella Cilento: è Amalafede.

A cura di Giuseppe Conte
Pubblicato il 8 Ottobre 2015
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Un pugno di case rannicchiate alle pendici del Monte Stella si raggiungono in una manciata di minuti da Stella Cilento: è Amalafede.


Di antica origine il casale vanta una storia secolare e, con molta probabilità, sorse come luogo di “rifugio”. È accettabile l’ipotesi che a fondare l’abitato siano stati gli scampati della leggendaria Torricelle. La scomparsa di quest’ultimo costrinse gli abitanti a raggiungere luoghi più sicuri: in parte incrementarono i vicini abitati di Guarrazzano e lo stesso capoluogo, Stella Cilento, altri, invece, è probabile che diedero vita ad un nuovo centro: Amalafede. Tuttavia, stando all’origine del nome, il casale può aver avuto ben più importanza, non solo confinata all’area circostante, bensì estesa fino alla vallata. Ed è dunque accettabile anche l’ipotesi che la sua nascita sia da collegare ad una ondata di peste che travolse il territorio intorno alla seconda metà del 1300. Così, provenienti da tutta la vallata, per sfuggire al contagio, raggiunsero le pendici dello storico “Monte Cilento” e scelsero questo luogo “sicuro”, lontano da zone malsane e protetto dalla stessa montagna. Nell’uno e nell’altro caso è giustificabile l’origine del nome.
Il primo toponimo che compare per identificare il casale è “Bonafides” o “Bonafide”, successivamente volgarizzato in Mala Fede e poi volge in una forma popolare che si attesta in Malafede. Ed è proprio in segno di “buona fede” che il nuovo centro venne chiamato ricordando la “buona speranza”, ponendo in esso la fiducia per aver trovato riparo alle tristi pagine del passato. Solo nel 900’ del millennio scorso è diventato Amalafede. Del resto la contrapposizione tra Bonafide e Malafede e poi ancora Amalafede, lascia spazio a ben altri scenari per una interpretazione etimologica e di significato. “Malafere” nel dialetto locale, sembra quasi essere l’improvvisa trasformazione del posto: da un lato, rimane compatta la teoria secondo cui il paese inizialmente portava il nome di “Bonafide” in segno di bun auspicio, dall’altro, avanza una ennesima possibilità ponendo l’esatto contrario “Malafede”, l’ultimo toponimo documentabile storicamente prima dell’attuale Amalafede. Ciò potrebbe essere stato determinato dall’impoverimento dell’abita durante i secoli. La posizione protettiva se da una parte proteggeva naturalmente i suoi abitanti sia da incursioni sia da agenti atmosferici, dall’altra mostrava la scarsa possibilità di sfruttare il terreno. Le pareti scoscese della montagna non consentivano uno sviluppo agricolo costante e soddisfacente nonostante l’abbondanza di acque. Ciò ha potuto determinare una “rivalutazione” del luogo che ha potuto avvalersi anche sul toponimo. Per il momento lasciamo questo dubbio e facciamo una breve passeggiata in paese.
Il casale si è sempre caratterizzato per essere uno dei centri meno popolosi della zona. La più alta delle frazioni di Stella Cilento vanta dunque due primati: sia per altimetria sia per popolazione, rispettivamente la più alta e la più piccola. Dal punto di vista religioso, per lunghi periodi non era autonomo, e la piccola chiesetta di Santa Maria Maddalena faceva parte della Parrocchia di San Pietro situata nella vicina Guarrazzano, altro antico casale dalla storia millenaria. Tuttavia, la vita sociale e quella religiosa hanno costituito il cardine di ogni comunità, e la giurisdizione ecclesiastica non ha compromesso la fede che in questo paese si manifesta ancora oggi in occasione della festività patronale che il 22 Luglio celebra la ricorrenza di Santa Maria Maddalena.
La struttura urbanistica del paese si sviluppa intorno ad una piazza, in cui si trova l’antica cappella e su cui si affacciano le abitazioni. Qualche vicolo e strette strade permettono una suggestiva visita al borgo. Amalafede racchiude tra le sue mura un grido silenzioso che rievoca in “sottofondo” una lunga storia.

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