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Storia locale. Vibonati e l'istituzione della scuola

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A Vibonati il problema di un’istruzione che più si avvicinasse a quello che è il sistema educativo attuale, cominciò a porsi esattamente nel 1816, quando i maggiori possidenti del comune chiesero il permesso di aprire una scuola e assumere come professore il sig. Rocco Amato del Comune di Casaletto Spartano, constatata la non bastevole professionalità dell’allora incaricato all’istruzione pubblica: l’Economo curato. (Quest’istruttore in effetti non era considerato atto all’accrescimento completo dei ragazzi essendo in grado soltanto d’insegnargli a leggere e a scrivere, e per giunta con esigue buone regole di grammatica.) Fatta pertanto questa richiesta, il sindaco rapportò negativamente sul conto dell’Amato, per cui l’intendente interpellò il sottoposto di Sala sulla questione, e questi rispose che si era già informato presso due separate persone: il giudice supplente di Vibonati e il giudice di Sanza, i quali in verità non diedero altro che notizie positive, anche dal punto di vista morale, sulla preparazione del “candidato”. Ma alla fine, fu immesso un altro nella carica di “maestro”: il sacerdote Domenico Fiscina dalla preparazione lodevole, stando a quanto se ne dicesse inizialmente. Costui dal 1° Febbraio 1817 percepiva uno stipendio di 50 ducati annui e teneva lezione in una casupola di tre stanze la cui grandezza era appena sufficiente al bisogno. (Tra l’altro gli alunni si portavano da casa le sedie poiché c’erano presenti solo un piccolo tavolino e una sedia) Certo é che però, durante i primi anni di questo sistema scolastico, la partecipazione a determinati ‘gruppi segreti’ quali la massoneria o la carboneria, era un problema che costava la stessa carriera lavorativa del maestro: cosa che accadde proprio al Fiscina in quanto coinvolto nella carboneria, secondo una denuncia anonima pervenuta all’Intendente. E non solo: si dichiarava anche che il sacerdote fosse una persona immorale in quanto si ubriacava al punto da non riuscire a sostenere nemmeno le pubbliche funzioni sacre e che era spesso assente a scuola causando uno sperpero di denaro da parte dei genitori dei ragazzi, e uno “sperpero” di ragazzi stessi, da dover “ammaestrare”. Alcuni passi della lettera di denuncia recano proprio scritto: “Che insegnamenti può dare uno di così fatta morale? Che rispetto potrà esigere dagli allievi? E come quelli potranno prestarglene alcuno?” E via via le accuse si facevano sempre più colorite ma da ritenere tuttavia poco attendibili. Fu dunque così che in seguito a queste lamentele, ci s’informò di con quale permesso il sacerdote esercitasse professione d’insegnante, e si venne a scoprire che era stato immesso nella “carica” senza i dovuti permessi. Venne per cui sospeso, ed innumeri furono poi i professori che si susseguirono a Vibonati durante questo periodo politicamente turbolento, i quali quasi tutti coprirono un tempo di attività abbastanza breve, poiché fra i loro curricula le istituzioni andavano costantemente alla ricerca della ‘macchia politica’. Motivo per cui é chiaro che nel paese venissero ‘scovati’altrettanti casi come quello del Fiscina, tutti da “punire” presto col licenziamento. Per quanto riguarda invece lo sviluppo della scuola nel senso più concreto, si può dire che nel frattempo vennero attuate delle relative misure dal ministro della pubblica istruzione, dietro premure del Consiglio scolastico, con la concessione mediante decreto del 14 Marzo 1878 di un sussidio di lire 400 per provvedere all’arredo delle due scuole aperte in quell’anno a Vibonati. Urgevano: il calamaio per il maestro, un crocifisso, un ritratto del Re, i cartelloni per l’insegnamento oltreché le già citate sedie. Ed infine, un ulteriore intervento degno di nota è senz’altro quello che operò il nuovo capo della Provincia, quando, sensibilizzandosi alle necessità di alcuni alunni che non potevano frequentare la scuola nelle ore diurne, ordinò ai maestri di accoglierli di sera fino alle ore 24.

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