Sono solo parole

Sono solo parole: #Forestiero

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Molti ragazzi del Sud continuano ad emigrare anche dal Cilento per gli studi universitari o per lavoro. Succedeva nel dopoguerra e succede oggi. Chi parte è definito emigrante rispetto a ciò che lascia e forestiero rispetto al luogo in cui approda.

Etimologicamente è figlio del latino: ‘foris’, significa infatti colui che viene da fuori. Un certo grado di fratellanza sembra esserci con il termine foresta, che significa fuori dal centro, silva forestis, luogo naturale isolato.

E’ abbastanza facile anche costruire l’albero lessicale che deriva dal termine base: la foresteria è un locale adibito ad alloggio per persone che sono di passaggio o che devono temporaneamente dimorare in un certo luogo. Dal concetto, se ne è desunta poi una tipologia di contratto d'affitto detto "a uso foresteria" o più propriamente "contratto di locazione di natura transitoria”. Questo tipo di affitto si realizza quando il proprietario di un immobile non lo usa per sé stesso, ma ne concede l'utilizzo a terze persone per loro dimora temporanea.

L'etimologia evoca ancora il deserto, o un luogo solitario, dove una o più persone si ritirano per fare esperienza con Dio (vita eremitica). Nella vita di San Francesco, l'eremo è collegato con l'ideale di essere "estranei al mondo" per contemplazione con Dio.

Usato quindi anche in ambito religioso per designare una parte del convento o dell’istituto dedicato all’ospitalità e alla permanenza di viandanti, studiosi laici e bisognosi. La foresteria è anche quella di una casa di riposo, di un’associazione sportiva o di un circolo che voglia riservare camere ai propri soci.

Le cronache recenti ci parlano di italiani che mal sopportano i forestieri, gli immigrati, soprattutto nei grandi centri urbani. Episodi di odio profondo, formazione autonoma di squadre punitive, mal sopportazione sui mezzi pubblici, fanno pensare ad una cattiva, se non inesistente, integrazione del gruppo indigeno con il gruppo di forestieri. Il fattore di incomprensione linguistica sembra essere soltanto un elemento di problematizzazione, ma non il più pesante nella coesistenza forzata. Infine lo status di forestiero si è raddoppiato in flussi migratori che vanno dall’Italia all’Italia (penso ai tanti calabresi e siciliani che acquistano case a Roma e Milano da romani che non riescono più a mantenerle), e dall’est Europa e dall’Africa all’Italia. Temo che non si possa più parlare di posti riservati al pellegrino di turno, temo che in Italia, oltre al primo malato d’ebola ricoverato allo Spallanzani, stia ritornando la paura e l’odio per lo straniero quando abbiamo tutte le foresterie occupate.

 

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